LA PERENNE CONNESSIONE E IL
FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI CHE STANNO NASCENDO, CRESCENDO, VIVENDO SENZA
L’ALTRO ?
PAPÀ MI CONNETTI su Amazon
A Matteo,
per sé
stesso e per tutti gli altri che,
nella sua vita,
incontrerà.
INTRODUZIONE
Gli dei di una volta, perso l'incanto e assunto le sembianze di
potenze impersonali, escono dai loro sepolcri, aspirano a dominare sulla nostra
vita
e riprendono la loro lotta eterna.
Max Weber
Una domanda di mio figlio, in un giorno qualunque, ha squarciato
quel velo di inconsapevolezza che aleggiava dentro di me e ho improvvisamente
sentito crescere, nel tempo, una nuova paura: che i nostri ragazzi rimanessero
intrappolati nelle maglie del web.
Colto da ridde di interrogativi, sono giunto a chiedermi se,
ogni volta che si connettono in rete, rischiano di scollegarsi dalla realtà...
Così è nato questo libro.
Pensieri e interrogativi sui Millennials: lo scritto di
un padre preoccupato. Un confronto fra gli adolescenti degli anni Ottanta, la
prima generazione senza guerra, e i figli di oggi, cresciuti davanti a uno
schermo. In ogni pagina, traccio un percorso che riporti lo sguardo dei ragazzi
sulla magia del mondo interiore.
Che cosa sarà di loro se, come appare ormai evidente, crescono
dimenticando la fecondante funzione dell’altro, così fondamentale per la
costruzione del sé e della realtà circostante?
Il mio invito alla riflessione vuole essere un punto di
partenza. Ognuno sceglierà su quale aspetto porre l’accento. Come sul web,
infatti, anche nella realtà è possibile fare un doppio click sulle parole e
intraprendere un percorso per dischiudere nuovi orizzonti.
In una ricerca ostinata della relazione autentica, ancorata a
ricordi spazio-temporali, si muove il mio invito a realizzare una visione
progettuale della vita.
Fuori dal labirinto del web ci sono sguardi e parole che ci
aspettano.
Dobbiamo solo alzare gli occhi e ascoltare.
PAPÀ, MI CONNETTI?
Eravamo a pranzo sulla bellissima terrazza di una trattoria in
campagna, fra le alture di Genova. La natura attorno a noi e il mare di fronte.
Tutto sembrava solo da godere e ammirare.
Mio figlio, cinque anni appena compiuti, rivolgendosi a me, con
aria supplicante, disse:
«Papà, mi connetti?».
Ci vollero diverse domande prima di capire cosa intendesse. In
attesa di iniziare la prima elementare, era con i suoi genitori, in mezzo alla
natura e con il mare negli occhi. Cosa poteva desiderare di più?
Mentre mi sentivo in pieno contatto con tutte le espressioni del
mondo, qualcosa, evidentemente, mancava a mio figlio per percepirsi
completamente immerso nella realtà.
Aveva bisogno della connessione.
Ho intuito, allora, quello che ho compreso appieno poi. Stava
nascendo una nuova visione della vita, basata sul sentire degli adolescenti ai
tempi del post superfluo: niente è più necessario. Tutto è
raggiungibile. A qualsiasi età.
Le domande piene di curiosità che i bambini facevano, sino a
pochi anni fa, ora sono a portata di click. Il papà eroe, con le sue risposte
formative, non serve più.
Basta chiedere a Google.
I nostri figli, cresciuti con un video di fronte e noi
dall’altra parte, non riescono a fare a meno del web. Siamo spettatori passivi
di una nuova realtà, da noi difficile da comprendere e accettare in quanto
genitori nati nel secolo scorso. Se non ci sforziamo, però, di trovare un punto
d’incontro, rischiamo di perdere la connessione con una generazione che sceglie
modelli e miti dai nuovi media.
Quella terrazza, così incantevole, sospesa tra mare e monti, per
i ragazzi di oggi non è altro che un posto come un altro dal quale connettersi,
incollarsi a un video e perdersi in un virtuale privo di riferimenti
spazio-temporali. La realtà nella quale noi genitori, immigrati digitali e
figli degli anni precedenti siamo cresciuti, è stata soppiantata da un mondo
che isola e annulla i contatti.
Che cosa fare? Quale futuro ci attende? Quale risposta dare al
figlio che chiede di essere connesso?
Appare necessaria una riflessione profonda sulla deriva online
che ci ha travolti.
E quel giorno, una risposta l’ho trovata. Ho guardato
l’orizzonte, alle spalle del mio bambino, con un solo pensiero: riprendiamoci
la vita dei nostri ragazzi.
Questa breve trattazione nasce come lettera di un padre molto preoccupato proprio per le relazioni, per lo più digitali, del figlio. Cercherò di sostenere e argomentare la necessità delle relazioni da tripla AAA anche per i rapporti umani. Non parlo di parametri astratti, ma di peculiarità da corrispondere reciprocamente.