Visualizzazione post con etichetta salute mentale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta salute mentale. Mostra tutti i post

giovedì 5 ottobre 2023

VOYERISMO E ESIBIZIONISMO. Sul web non è rimasto altro. La vita è un altrove sconosciuto.


Tutti i giorni vado al lavoro la mattina e torno a casa a metà pomeriggio passando dalle alture che da Uscio, paesino sopra Recco, mi portano a Genova.
Il paradiso e l'inferno dei motociclisti.

Li vedo salire sul Monte Fasce.

Per godersi un bel giro in moto, penso.

Sul casco una piccola telecamera, in mezzo alle curve amici stesi per terra con gli smartphone per riprendere la piega, il pericolo scampato, il monoruota estremo, senza casco, senza paura, senza consapevolezza, se non che si sta girando un video per postarlo, pubblicarlo, condividerlo, sui social.

Un gruppo di adolescenti stuprano una coetanea. 

Il video dell'orrore condiviso nei gruppi whatsapp.

Ogni stupro la stessa notizia. 

Ci sono i video.

Quasi fosse vissuto quale una lavatrice di ogni nefandezza, il web.

Ma anche un clamoroso e sconvolgente scollamento con la realtà, agita e ripresa. 

Una anomia digitale agghiacciante, 2.0, un metaverso dell'anima, della coscienza, anestetizzata, messa in ghiaccio, dall'unico pensiero rimasto in gioco.

Scalare le indicizzazioni, essere rintracciabili facilmente sulla barra delle ricerche, ottenere più visualizzazioni possibili.

Per riuscire a bloccare lo scrolling e catturare 6/7 secondi di attenzione a più navigatori anonimi online possibili.

Per sentirsi esistere. 

Senza nessuna consapevolezza della responsabilità e conseguenze oggettive del proprio agire.

La vita è messa fuori da questa logica.

Si pensa a se stessi, si da valore al proprio essere al mondo, in relazione al pensiero di essere guardati, provocare "reazioni ", sempre più "touch" sullo schermo di un device, sulla foto, il video, postato.

Altrimenti non si esiste. 

Le sfere relazionali tradizionali vengono eluse, non esistono più in questa allucinante dinamica. 

Esibizionismo e vojerismo. 

La intimità. 

La familiarità. 

La sfera privata. 

La dimensione familiare. 

Il vivere la condivisione pubblica. 

Nascere, crecere, vivere, con una sola visione,  lo schermo di fronte a sé, con un Altro, che dovrebbe essere il genitore, i suoi occhi nei quali perdersi, riconoscersi, identificarsi, crescere, tutti persi, genitori e figli, nella sbarra delle ricerche. 

È in atto una definitiva desertificazione culturale, relazionale, emotiva, cognitiva.

Ogni azione umana messa al servizio dei like e delle visualizzazioni viene svuotata delle sue componenti di vitalità e coinvolgimento di un insieme fatto di cinque sensi e voglia di vivere. 

Mi fermo qui.

Continuate voi per favore, se siete riusciti a finire di leggere queste riflessioni 

Abbiamo raggiunto Marte eppure, in quanto genere umano, abbiamo un problemino con la nostra soglia di attenzione. Che sì, secondo recenti ricerche si starebbe via via riducendo, arrivando a una media di 8 secondi totali: meno di quella di un pesce rosso, per capire la gravità della situazione.

(prima risposta ricerca google "media tempo di attenzione sul web")


PAPA' MI CONNETTI?: La perenne connessione e il futuro delle nuove generazioni, che stanno nascendo, crescendo, vivendo, senza l’Altro

https://www.amazon.it/dp/167189667X



LA COLLANA PAGINE D'AMORE PER MIO FIGLIO SU AMAZON
TUTTI I LIBRI DI GIOVANNI TOMMASINI

venerdì 29 settembre 2023

IL PANICO PUO' ESSERE NOSTRO ALLEATO?

 


Come vivere consapevolmente, storicizzare e neutralizzare, i prodromi del panico?

Il panico può essere nostro alleato,

il corpo chiede di fermarsi per trovare 

"le parole per viverlo".


L'amor proprio e come mi ha salvato la vita.
Ci sono in noi esperienze passate che se non recuperate vanno in automatico ad alimentare tutto ciò da cui siamo scappati. Può rappresentare la sfida di una vita l'affrontare coraggiosamente quell'altrove che tutto vorremmo piuttosto che incontrare e rivivere. Paradossalmente più rimandiamo questo appuntamento più il nostro corpo ci chiederà, nelle forme più diverse e deflagranti, di riprendere a ritroso il cammino.
Siamo fuggiti da quella casa, quelle case, anche se i loro protagonisti continuano a dominare su noi stessi.
Si può tornare, entrare, mettersi in contatto, coraggiosamente trovare le parole per tradurre un'antica male dizione per riprendere, stavolta e per sempre, il cammino, nel sentiero della bene dizione.
„Gli dei di una volta, perso l'incanto e assunte le sembianze di potenze impersonali, escono dai loro sepolcri, aspirano a dominare sulla nostra vita e riprendono la loro lotta eterna.“ — Max Weber4


Traumi; ferite emotive; una grande sofferenza interiore che affonda le radici nell’infanzia e, paradossalmente, ha origine proprio dalla famiglia, da quel nucleo che, dalla nascita, avrebbe dovuto costituire il nostro nido, un riparo accogliente e amorevole in cui sentirci al sicuro, protetti, amati, coccolati.
A volte, purtroppo, questo non accade ma, al contrario, è proprio la famiglia di origine a costituire la fonte di ogni nostro problema.  La casa si trasforma in una prigione, in un infermo dantesco da cui non sarà possibile fuggire per molti anni e cioè fino a quando l’età e le circostanze non ci permetteranno di prendere il volo e andarce alla ricerca di un luogo se non più sicuro, quantomeno più sereno.
Dalla prigione fisica, quindi, spesso riusciamo a uscire, in un modo o nell’altro, non fosse altro che per quell’innato e, a volte sottostimato, spirito di sopravvivenza.  Da quella emotiva e mentale che la realtà vissuta ha creato, forgiato ed in cui noi stessi siamo sprofondati può essere molto più difficile evadere e richiedere tempi più lunghi. 
A causa delle circostanze vissute, abbiamo, infatti, finito con il credere che altro la Vita non ci avrebbe riservato; che forse tanto dolore e tanta sofferenza ce li siamo addirittura meritati; e che l’inferno è sempre meglio del nulla.
Le circostanze oggettive, rafforzate dalla nostra personale percezione degli eventi, dalla nostra estrema sensibilità e altrettanto profonda emotività hanno continuato a tenerci a lungo incatenati in uno stato di totale negatività, un tunnel buio in cui la luce sembrava non entrare mai.
Il tempo passa, noi cresciamo, maturiamo, abbiamo relazioni spesso altrettanto fallimentari di quelle che i membri della nostra famiglia hanno avuto. 
La sensibilità e l’emotività crescendo non diminuiscono ma, al contrario, si rafforzano.  Ad esse si aggiunge una nostra maggiore capacità analitica degli eventi traumatici di cui siamo stati testimoni quando non vittime.  La conclusione cui potremmo approdare è che la Vita sembra portare solo problemi e mai soluzioni né tantomeno risposte alle nostre domande.
Corpo, Mente, Psiche e Spirito sono in continuo stato di allerta, di trambusto... fino a quando non reggono più e, a modo loro, chiedono disperatamente aiuto: ci ritroviamo improvvisamente preda di attacchi di panico

 
Andiamo in ipoventilazione, ci manca il respiro, perdiamo i sensi o comunque il controllo del nostro corpo.  Crolliamo al suolo sotto gli occhi preoccupati di qualche Buon Samaritano di passaggio che ci soccorre e chiama un’ambulanza.  La macchina – te stesso – l’hai guidata sempre al massimo della velocità cui poteva andare e il motore alla fine ha ceduto: la macchina si è fermata.
Esiste una soluzione, una via d’uscita a tutto questo?  Assolutamente sì!
Il percorso psicoterapeutico sicuramente sarà d’aiuto e in molti casi persino necessario. Noi, però, dobbiamo fare la nostra parte.  Da ‘testimoni oculari’ dobbiamo trasformarci in ‘creatori’ della nostra Vita.
Le ferite emotive restano, così come rimarrebbero le cicatrici fisiche se le avessimo.  Dei traumi vissuti rimarrà sicuramente il ricordo.
L’importante è prendere in mano le redini della propria vita.  Come?
Innanzitutto confrontandoci con la realtà vissuta, metabolizzandola, per quanto penosa.
Forse in passato e per molto tempo questo passo non è stato fatto perché non eravamo pronti a confrontarci di nuovo con tanto dolore, a guardarlo in faccia e a riviverlo.
La vera guarigione, tuttavia, può realizzarsi solo attraverso il confronto con e l’accettazione consapevole della realtà per quanto dolorosa essa sia.
Accettare ciò che è stato, per quello che è stato, è fondamentale. 
Chi ci ha provocato tanta sofferenza era malato/a, non in grado di controllare la propria vita né fare scelte diverse.  Se ne avesse avuto la capacità, le avrebbe fatte.
Accettare la realtà per quella che è stata non significa assolutamente giustificare, ma semplicemente riconoscere che le cose sono andate in un certo modo e che non è possibile cambiare il passato, riavvolgere la bobina e crearne uno nuovo, diverso, migliore.
È possibile, tuttavia, creare un presente e un futuro diversi, rifiutando di continuare a essere delle vittime
Dobbiamo, quindi, non solo confrontarci con la realtà e accettare ciò che è stato, ma avere la determinazine, la forza, il coraggio di dare un taglio al passato e riemergere dalle ceneri, creando un presente e un futuro non di pura sopravvivenza, ma vivendo la Vita nella maniera più piena possibile, focalizzandoci sulle sue bellezze, su ciò che ci dà gioia, serenità, che ci arricchisce spiritualmente, che  riempie il nostro cuore, la nostra mente e il nostro spirito di positività, di luce.
La scrittura emotiva, utilizzata quindi a scopo terapeutico, diventa uno strumento estremamente valido per liberarsi del passato.
 
Il processo di disintossicazione è in atto: non ci fermeremo fino a quando l’ultima tossina non sarà stata eliminata e il nostro corpo, la nostra mente, il nostro spirito e la nostra psiche non avranno raggiunto una salute ottimale, quella tanto agognata e mai assaporata né vissuta completamente.
 
 
Maria Teresa De Donato,
Autrice, Giornalista freelance, Dottoressa in Salute Olistica
 



martedì 26 settembre 2023

LA RELAZIONE D'AIUTO. NON SOLO EMPATIA.



GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON

 Cosa intendiamo quando parliamo di relazione d’aiuto?

 

Da venticinque anni mi chiedono di assistere, aiutare, famiglie all’interno delle quali è presente un figlio con disabilità intellettiva e relazionale.

Figli che non hanno avuto modo, per i più svariati motivi, di poter crescere ed esprimere pienamente ciò che permette loro di autodeterminarsi, rendersi autonomi ed emanciparsi dalla famiglia; adolescenti che non sono riusciti a conferire una struttura al loro essere in uno spazio e in un tempo che tutti noi, invece, condividiamo “senza ormai più pensarci”; persone nei cui confronti è vitale assicurare un accudimento: quello  naturale, di cui ha bisogno un neonato, un bambino,  ma che nei soggetti affetti da autismo va garantito per tutta la vita.

Una vita, quella delle famiglie coinvolte, senza poter prevedere e programmare niente, caratterizzata da una routine priva di relazioni e vita sociale.

 

Pertanto, come costruire una relazione d’aiuto?

 

Quali, allora, le azioni da mettere in campo per fornire un contributo determinante al fine di elevare le autonomie del “disabile” e alleviare il peso gravante sulle famiglie, letteralmente  modellate sulla “patologia” presente al loro interno?

È possibile invertire la rotta, concretare nuove prospettive pilotando tutti i componenti del “sistema famiglia” su livelli di “equilibri sulla sofferenza” più sostenibili, ariosi, vivibili?

Come condurre un intervento educativo, una relazione d’aiuto?

Quali sono i presupposti, le prerogative, le azioni, gli atteggiamenti da intraprendere onde assicurare un vero, onesto e corretto aiuto?

Sussiste una “situazione originaria” alla base del rapporto tra “aiutante” e “aiutato” da tenere in considerazione per partire con il piede giusto e, quindi, garantire al secondo una relazione che possa permettergli di esprimere al meglio e pienamente le proprie potenzialità, la ricchezza e unicità del proprio essere?

 

Si può fare. Si deve fare.

 

Servono onestà intellettuale ed emotiva.

La missione d’aiuto deve essere caratterizzata da una consapevolezza iniziale ben chiara su cosa stia accadendo e quale sia il primo scenario da affrontare.

Mettere in campo tutte quelle strategie,  quelle modalità di contatto che portino a eliminare, ribaltare, la prima “scena relazionale”, il primario rapporto che è insito nella logica aiutante/aiutato, di chi ha il compito di aiutare e di chi ha bisogno di essere aiutato.

 

Il naturale stato di “soggezione”  tra i protagonisti della relazione di aiuto va riequilibrato.

 

Come mutare radicalmente questo scenario iniziale? Rendendo “attivo” chi ha bisogno d’aiuto, concedendogli la possibilità di “esprimere” il personale modo di vivere la realtà, con il  linguaggio che gli è proprio, e consentendogli l'estrinsecazione di ogni potenzialità (il più delle volte inespressa se non addirittura sepolta da anni di “iper-assistenza preventiva” da parte di genitori onestamente preoccupati e sfiniti per tutto ciò che comporta avere un figlio “disabile intellettivo e relazionale”, soprattutto in rapporto con il “mondo” esterno alla famiglia).

Anni di visite, diagnosi, terapie (di ogni sorta) senza alcun vero contatto “relazionale”, sana comprensione, ascolto attivo, possibilità di restituzione della vera natura della propria realtà, si accompagnano troppo spesso al sentirsi persi nella logica delle colpe.

 

Per cui, prima di mettere in campo le “attività”, “qualità” relazionali , è necessario partire da ciò che, a mio avviso, NON SI DEVE FARE.

 

Innanzitutto, quindi, eliminare tutti quegli interventi che, invece di rimuovere la naturale “soggezione” dell’“aiutato”, la rimarcano (con conseguente incremento degli ostacoli inibenti la libera espressione di se stesso).

Ma, anche, costruire un rapporto che permetta all'“aiutato” di aprirsi a una realtà degna di essere affrontata con sempre maggior fiducia e ottimismo, perciò cancellando ogni aspetto della relazione ottundente il contatto con il mondo.

 

Ho coniato la definizione di TRIPLA A.

“AAA”, intesa come A-ccoglienza, A-ttenzione, A-scolto: tre pilastri di un tavolo relazionale che si regge, appunto, su tre gambe.

 

In mancanza di una di queste prerogative, la relazione, il tavolo, cadrebbe inesorabilmente.

Quali le risposte da non dare, gli atteggiamenti da evitare, per mettere l’altro nella condizione di  “aiutarsi”, rendersi sempre più autonomo e capace di prendere decisioni più sane e rivolte al proprio benessere?

Non consolare.

Non consigliare.

Non giudicare.

Non interpretare.

Non inquisire, investigare.

Tutto ciò rimarcando, ancora una volta, che la soggezione iniziale tra le due parti (aiutante/aiutato), non permette di aprire le porte alla valorizzazione delle soggettive risorse presenti in ogni persona.

Rispettare il personale rapporto con il mondo, Accogliere, porre Attenzione, Ascolto.

Partire dall’altro e non da se stessi.




La vera storia della costruzione di una relazione d'aiuto, ritenuta impossibile da realizzare, tra un bambino autistico e un educatore alla sua prima esperienza di "assistenza domiciliare". La scoperta che la disabilità è una realtà, oltre che soggettiva, soprattutto di sistema. Una famiglia angosciata dal "dopo di noi" e la difficoltà da parte di chi si chiede come dare aiuto, di scegliere le parole e lo stile relazionale per dare un tangibile e onesto contributo nel rispetto degli equilibri creati nel tempo all'interno del "sistema famiglia". La ricerca di sentire assieme la "musicalità del silenzio", il tentativo di capire, imparare, vivere il mondo di un bellissimo bambino che all'interno dello "spettro autistico" esprime una vitalità da accogliere, a cui dare attenzione e ascolto. In questo diario si potrà vivere assieme all'educatore che ricorda i quindici anni di affidamento educativo, i reciproci cambiamenti e la crescita dei protagonisti di una storia che era stata presentata come impossibile da vivere e costruire.


Un muro bianco, di fronte a me un bambino bellissimo con un bacchetta da direttore d'orchestra in mano, perso nel silenzio, in una melodia che solo lui percepiva.

Ai piedi del suo letto, di fronte a me le sue gesta per incoraggiare chi non seguiva la sua direzione, e sgridare chi stonava e non lo capiva, l'aria era offesa dalle sue sferzate per rendere la sinfonia sempre più coinvolgente.

Un'esperienza rara come una ferita, stavo iniziando a percepire la musicalità di quel silenzio, fecondato dalla sua disperata voglia di essere un unica cosa con quello spazio e quel tempo.

Questo bambino bellissimo...

Impegnarsi, perdersi nella musicalità del silenzio falciato dalle sue stilettate, i suoi movimenti nell’aria dolci e, improvvisamente, violenti. La sua “bacchetta magica”.

Non stavo male.

Non subivo il dramma dell’incapacità di vivere “normalmente”. Accettavo con amore l’'essere' di Cesare. Mi sentivo naturalmente vicino a lui.

Quelle ore le vivevo totalmente.

Mi sentivo fortunato: guardavo lui, vedevo me. Anche a me non era mai importato altro.

Ognuno il suo mondo.

Ma il problema era proprio come stare al mondo, visto che ci era stato insegnato un unico modo: la sopravvivenza con tutto ciò che ci sta intorno.

E il resto?

Eravamo noi.









GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON


domenica 3 settembre 2023

Sentimenti, percezioni, sensazioni... i ricordi che scorrono alla velocità della luce...

 


L'amor proprio e come mi ha salvato la vita.

Come vivere consapevolmente, storicizzare e neutralizzare, i prodromi del #panico.

PANICO BEN TEMPERATO
Il Libro e l'Ebook su Amazon 

https://amzn.eu/d/issNzNn

La presentazione a cura di Maria Teresa De Donato.

Sentimenti, percezioni, sensazioni... i ricordi che scorrono alla velocità della luce, così come altrettanto acuta è la sofferenza vissuta, accumulata e che ha attanagliato per decenni.

Lo stile è scorrevole, poetico e altrettanto intenso. Ogni parola ed espressione sono accuratamente ricercate, proprio come avrebbe fatto un Pittore per trovare la tonalità più adatta per rappresentare ogni minimo dettaglio del quadro che avrebbe realizzato: un quadro triste anche se, paradossalmente, di una bellezza struggente.

Il linguaggio, come in ogni produzione letteraria di Giovanni Tommasini, Autore di Panico ben temperato, è armonico e al tempo stesso accompagnato da una profondità di pensiero, capacità di analisi e da altrettanta emotività che lui cerca a volte di tenere a bada e altre la lascia straripare dagli argini mentre la sua mente si immerge completamente nei ricordi: il tutto e il nulla, la perfezione e l’inferno, la gioia e la più atroce sofferenza, tutto e il contrario di tutto è il cocktail di cui si è nutrito e che ha rappresentato la sua infanzia e adolescenza – terrificante e straordinariamente attraente... una droga tossica di cui liberarsi e senza la quale non si poteva, tuttavia, vivere.

C’è una risposta a tutte le nostre domande e soprattutto a quella legata al ‘Perché’ di tanta sofferenza, delle tante botte e violenze subite proprio da chi avrebbe dovuto proteggerci, difenderci e amarci?

Probabilmente no. Ognuno ha fatto ciò che era in grado di fare. Se fosse stato capace di fare di meglio, di amare se stesso e proiettare altrettanto amore sui figli, di tenere a bada i proprio demoni interiori lo avrebbe fatto.

Le prime recensioni da parte dei lettori.

https://giovannitommasiniscrittore.blogspot.com/2023/08/panico-ben-temperato-recensioni-di.html

L’Amore, i sogni, le delusioni, la ricerca di se stessi e, soprattutto, il recupero di se stessi che porti a vivere una Vita degna di essere definita tale, sono i temi predominanti di questo memoir di Giovanni Tommasini. Contemporaneamente, la presa di coscienza e il fare i conti con la propria emotività e sensibilità diventano strumento di liberazione e guarigione da un passato sofferto e che non permetteva di ‘prendere il volo’ e di godere appieno delle bellezze della Vita.

Panico ben temperato è un libro stupendo la cui lettura consiglio a tutti, scritto da un Autore ed Educatore in grado di rapportarsi con il pubblico di lettori, così come con ogni suo interlocutore, grazie a una profondità di pensiero, estrema sensibilità e immensa empatia per l’altrui sofferenza.

PANICO BEN TEMPERATO: l'incipit. 
Su #Amazon https://amzn.eu/d/issNzNn

Emozionato, 

appassionato, 

avendo presente l'inizio, la direzione, senza saperne lo sviluppo e la fine, 

accettandone con gioia la fatica, 

scrivo con occhi asciutti, 

accarezzando l'erba ancora presente, in luoghi nascosti ai più, 

nella mia anima, 

le mie pagine d'amore per mio figlio, 

per credere sempre più che la bellezza della vita 

sia nell'accoglienza delle fatiche quotidiane, 

nella ricerca delle parole 

per renderle vivibili.




lunedì 21 agosto 2023

Panico ben temperato. Recensioni di Maria Teresa De Donato e Francesca Gabrielli.

  




GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON



L'ebook su AMAZON 


Recensione di Maria Teresa De Donato

Sentimenti, percezioni, sensazioni... i ricordi che scorrono alla velocità della luce, così come altrettanto acuta è la sofferenza vissuta, accumulata e che ha attanagliato per decenni.

Lo stile è scorrevole, poetico e altrettanto intenso.  Ogni parola ed espressione sono accuratamente ricercate, proprio come avrebbe fatto un Pittore per trovare la tonalità più adatta per rappresentare ogni minimo dettaglio del quadro che avrebbe realizzato: un quadro triste anche se, paradossalmente, di una bellezza struggente.

Il linguaggio, come in ogni produzione letteraria di Giovanni Tommasini, Autore di Panico ben temperato, è armonico e al tempo stesso accompagnato da una profondità di pensiero, capacità di analisi e da altrettanta emotività che lui cerca a volte di tenere a bada e altre la lascia straripare dagli argini mentre la sua mente si immerge completamente nei ricordi: il tutto e il nulla, la perfezione e l’inferno, la gioia e la più atroce sofferenza, tutto e il contrario di tutto è il cocktail di cui si è nutrito e che ha rappresentato la sua infanzia e adolescenza – terrificante e straordinariamente attraente... una droga tossica di cui liberarsi e senza la quale non si poteva, tuttavia, vivere.

C’è una risposta a tutte le nostre domande e soprattutto a quella legata al ‘Perché’ di tanta sofferenza, delle tante botte e violenze subite proprio da chi avrebbe dovuto proteggerci, difenderci e amarci?

Probabilmente no.  Ognuno ha fatto ciò che era in grado di fare.  Se fosse stato capace di fare di meglio, di amare se stesso e proiettare altrettanto amore sui figli, di tenere a bada i proprio demoni interiori lo avrebbe fatto.

L’Amore, i sogni, le delusioni, la ricerca di se stessi e, soprattutto, il recupero di se stessi che porti a vivere una Vita degna di essere definita tale, sono i temi predominanti di questo memoir di Giovanni Tommasini.  Contemporaneamente, la presa di coscienza e il fare i conti con la propria emotività e sensibilità diventano strumento di liberazione e guarigione da un passato sofferto e che non permetteva di ‘prendere il volo’ e di godere appieno delle bellezze della Vita.

Panico ben temperato è un libro stupendo la cui lettura consiglio a tutti, scritto da un Autore ed Educatore in grado di rapportarsi con il pubblico di lettori, così come con ogni suo interlocutore, grazie a una profondità di pensiero, estrema sensibilità e immensa empatia per l’altrui sofferenza.



Tutti i libri della collana Amazon


"PAGINE D'AMORE PER MIO FIGLIO


Recensione di Francesca Gabrielli. 

Il libro offre una profonda e toccante introspezione nella vita dell'autore, che ha affrontato numerose difficoltà tra violenze subite da bambino, la perdita della madre durante la pandemia e la lotta per suo figlio. Si tratta di episodi dolorosi, ma l'autore riesce a raccontarli con una grande sensibilità e, a tratti, anche con una nota di leggerezza e ironia.

Un aspetto fondamentale del libro è il percorso di supporto psichiatrico che l'autore ha intrapreso per gestire il proprio panico e dolore. Questo decennale cammino viene descritto in modo dettagliato, mostrando i successi e gli insuccessi nel trovare un equilibrio nella sua vita.

Uno dei momenti più intensi del libro è l'addio alla madre, avvenuto durante il periodo di lockdown dovuto alla pandemia. L'autore riesce a trasmettere tutto il suo dolore e cordoglio attraverso splendide parole e riflessioni, citando anche il finale del film "La messa è finita" di Nanni Moretti che aggiunge una dimensione emotiva ancora più profonda al racconto.

Un altro elemento interessante e originale del libro è il dialogo "immaginario" tra l'autore e Fabio Fazio, noto conduttore televisivo italiano. Questo dialogo si sviluppa in modo inaspettato, delicato e divertente, con i due personaggi che si scambiano i ruoli e si muovono come ballerini tra citazioni di noti cantautori italiani. Questa scelta narrativa aggiunge dinamicità e vivacità al libro.

Infine, è impossibile non menzionare la forte dichiarazione d'amore dell'autore nei confronti del figlio. Questo sentimento traspare nelle vicissitudini raccontate e nei momenti difficili affrontati dall'autore. È un elemento determinante che conferisce un senso di speranza e di forza al libro nel suo complesso.. La sua scrittura è sincera ed empatica, trasmettendo al lettore tutta l'angoscia e la frustrazione che accompagnano la separazione dei genitori e la lotta del padre per riavere suo figlio.

L'amore del padre per il figlio è il filo conduttore di tutto il racconto. Nonostante le difficoltà e l'ostacolo rappresentato dalla madre che segnala il padre ai servizi sociali, l'amore del protagonista fa da traino e lo spinge a non arrendersi mai. Si percepisce una forza e una determinazione incredibili, che lo aiutano ad affrontare anche il periodo drammatico della CTU, consulenza tecnica d’ufficio con il consulente del tribunale insieme al figlio, con grande coraggio.

La burocrazia viene descritta secondo il pensiero kafkiano come una sorta di entità sovrannaturale che potrebbe determinare i destini delle persone.Ma è solo una provocazione per rimarcare come siano la cattiveria, il tornaconto, la volontà di incutere paura e minacciare delle persone a mettere in.moto la burocrazia. L'autore, con grande maestria, riesce a far emergere tutta la gamma di emozioni che attraversano il protagonista: l'angoscia, la rabbia, la disperazione, la speranza. Si avverte un senso di confusione e smarrimento, tipico delle persone che si trovano in situazioni irrisolte delle quali rischiano di essere ostaggi anche per sempre. Non ci sono facili soluzioni o finali felici in questa storia, ma questa mancanza di risoluzione è decisamente realistica e rende il racconto ancora più potente.

La scrittura dell'autore è coinvolgente e toccante. Ogni pagina è intrisa di sentimento, di passione e di una profonda empatia. Il suo stile è delicato ma incisivo, capace di catturare l'attenzione del lettore fin dalle prime righe.

Consiglio vivamente questo libro a chiunque sia interessato a una lettura toccante e realistica sulla forza dell'amore e sulla difficoltà di affrontare l'esistenza, a chi sia interessato a profonde riflessioni sulla vita e sulla resilienza umana.


Maria Teresa De Donato, Ph.D.

Author, Freelance Journalist, Blogger, Naturopath

http://holistic-coaching-dedonato.blogspot.com/

http://www.dedoholistic.com (NOTE: Make sure there is no "S" in the URL)

Amazon Author Profile:

https://www.amazon.com/Maria-Teresa-De-Donato-PhD/e/B019G68L8Q

 

Goodreads Author Profile:

https://www.goodreads.com/author/show/14708561.Maria_Teresa_De_Donato

 

YouTube Channel: 

https://www.youtube.com/channel/UCruJTSSnDcYl9vlvS2fV5XA


Vimeo Channel: https://vimeo.com/user142839564


Linkedin:         http://www.linkedin.com/pub/maria-teresa-de-donato-phd/a/b25/3a8

 

Twitter:           https://twitter.com/dedoholistic

 

Medium:         https://medium.com/@holistic.coaching.dedonato

 

MeWe:            https://mewe.com/i/mariateresadedonato

 

Xing:               https://www.xing.com/profile/Teresa_DeDonato/cv


Pinterest:        https://www.pinterest.com/marter2520/

Telegram:       Cultural Corner/Angolo della Cultura/Kulturecke

 

Telegram:       Teresa De Donato



Hai mai pensato di avere in te la sostanza per cambiare la tua vita, per sempre?

Un diario di viaggio che puoi decodificare, leggere e riscrivere?

Lo sai che è possibile diventare gli autori della propria vita e i padroni del proprio destino?

Lo sai che il passato, le sofferenze vissute, possono rappresentare ottimi alleati e preziose possibilità per trasformare una male-dizione in una bene-dizione?

UNA VITA SENZA, una storia di quotidiana resilienza, è una testimonianza di vita e di dialogo interiore, che ti aiuterà a cercare e trovare in te stesso la voglia di vivere dimenticata e le parole per esprimerla e viverla pienamente

UNA VITA SENZA: Una storia di quotidiana resilienza

Su Amazon

https://amzn.eu/d/0RyDATn 

GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON







Perché vivevo il tennis.
Cioè la vita vissuta, prima di esserne definitivamente rapito.
Otto campi da tennis, un salice piangente che ti accoglieva all’uscita del bar di fronte ai due campi centrali, sempre pronto ad accogliere chi avesse bisogno di una pausa dal sole e dalle fatiche che quella terra rossa pretendeva... il paradiso terrestre ai miei piedi.

TERRA BATTUTA
Essere vivi e scendere a rete. Questa la felicità.

Il libro su Amazon:

Un omaggio e ringraziamento al tennis e i suoi protagonisti e cantori.

Una breve presentazione:

In TERRA BATTUTA il tennis viene ad assumere il tono di una allegoria e un inno alla vita.

Lo sfondo e il pre testo sul quale narrare una storia di vita apparentemente ingiocabile, all'interno della quale cercare, trovare e aprire, quello scrigno in cui sono custoditi i momenti migliori vissuti, alle volte dimenticati, ma sempre in noi.

Sogni, miti, passioni, nel ricordo delle imprese degli eroi di questo meraviglioso sport e dei suoi due più mirabili cantori.

Impronte preziose da portare alla consapevolezza,

Per far risplendere, in tutti noi, quella luce che ha permesso di credere che la vita si può giocare, scendendo a rete, con la voglia di affrontare la realtà che l'Altro ci riproporrà nella risposta al nostro servizio di rimessa in gioco.

GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON





Il libro su Amazon 

L'Ebook su Amazon 


Un muro bianco, di fronte a me un bambino bellissimo con un bacchetta da direttore d'orchestra in mano, perso nel silenzio, in una melodia che solo lui percepiva.
Ai piedi del suo letto, di fronte a me le sue gesta per incoraggiare chi non seguiva la sua direzione, e sgridare chi stonava e non lo capiva, l'aria era offesa dalle sue sferzate per rendere la sinfonia sempre più coinvolgente.
Un'esperienza rara come una ferita, stavo iniziando a percepire la musicalità di quel silenzio, fecondato dalla sua disperata voglia di essere un unica cosa con quello spazio e quel tempo.
Questo bambino bellissimo...
Impegnarsi, perdersi nella musicalità del silenzio falciato dalle sue stilettate, i suoi movimenti nell’aria dolci e, improvvisamente, violenti. La sua “bacchetta magica”.
Non stavo male.
Non subivo il dramma dell’incapacità di vivere “normalmente”. Accettavo con amore l’'essere' di Cesare. Mi sentivo naturalmente vicino a lui.
Quelle ore le vivevo totalmente.
Mi sentivo fortunato: guardavo lui, vedevo me. Anche a me non era mai importato altro.

Ognuno il suo mondo.

Ma il problema era proprio come stare al mondo, visto che ci era stato insegnato un unico modo: la sopravvivenza con tutto ciò che ci sta intorno.

E il resto?
Eravamo noi.



L'ULTIMA LETTERA ALLA MIA PRIMA FIDANZATA


GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON

Il libro su Amazon Prime

Ebook su Amazon Kindle Unlimited

La felicità non si vive, si ricorda.
Un libro, questo, che va letto con il cuore completamente aperto.
L’autore fin dalle prime frasi ci spalanca con incantevole maestria ad una sensibilità estrema e delicata, che va letta come una lunga cantilena in cui farsi avvolgere dalla sensazioni e riporre noi stessi mentre la leggiamo.



Le pagine alternano la consapevolezza matura- derivante dalla conoscenza del tempo che è stato- alla dolce ingenuità dei sogni- strascico dell’incoscienza di un tempo che si spera mai passato, quello della nostra gioventù- in un assolo di voce maschile che rincorrere quella femminile, ricordando Michela.