Come vivere consapevolmente, storicizzare e neutralizzare, i prodromi del panico?
Il panico può essere nostro alleato,
il corpo chiede di fermarsi per trovare
Traumi; ferite
emotive; una grande sofferenza interiore che affonda le radici nell’infanzia e,
paradossalmente, ha origine proprio dalla famiglia, da quel nucleo che, dalla
nascita, avrebbe dovuto costituire il nostro nido, un riparo accogliente e
amorevole in cui sentirci al sicuro, protetti, amati, coccolati.
A volte,
purtroppo, questo non accade ma, al contrario, è proprio la famiglia di origine
a costituire la fonte di ogni nostro problema.
La casa si trasforma in una prigione, in un infermo dantesco da cui non
sarà possibile fuggire per molti anni e cioè fino a quando l’età e le
circostanze non ci permetteranno di prendere il volo e andarce alla ricerca di
un luogo se non più sicuro, quantomeno più sereno.
Dalla prigione
fisica, quindi, spesso riusciamo a uscire, in un modo o nell’altro, non fosse
altro che per quell’innato e, a volte sottostimato, spirito di
sopravvivenza. Da quella emotiva e
mentale che la realtà vissuta ha creato, forgiato ed in cui noi stessi siamo
sprofondati può essere molto più difficile evadere e richiedere tempi più
lunghi.
A causa delle
circostanze vissute, abbiamo, infatti, finito con il credere che altro la Vita
non ci avrebbe riservato; che forse tanto dolore e tanta sofferenza ce li siamo
addirittura meritati; e che l’inferno è sempre meglio del nulla.
Le circostanze
oggettive, rafforzate dalla nostra personale percezione degli eventi,
dalla nostra estrema sensibilità e altrettanto profonda emotività
hanno continuato a tenerci a lungo incatenati in uno stato di totale
negatività, un tunnel buio in cui la luce sembrava non entrare mai.
Il tempo passa,
noi cresciamo, maturiamo, abbiamo relazioni spesso altrettanto fallimentari di
quelle che i membri della nostra famiglia hanno avuto.
La sensibilità
e l’emotività crescendo non diminuiscono ma, al contrario, si rafforzano. Ad esse si aggiunge una nostra maggiore
capacità analitica degli eventi traumatici di cui siamo stati testimoni quando
non vittime. La conclusione cui potremmo
approdare è che la Vita sembra portare solo problemi e mai soluzioni né
tantomeno risposte alle nostre domande.
Corpo, Mente,
Psiche e Spirito sono in continuo stato di allerta, di trambusto... fino a
quando non reggono più e, a modo loro, chiedono disperatamente aiuto: ci
ritroviamo improvvisamente preda di attacchi di panico.
Andiamo in
ipoventilazione, ci manca il respiro, perdiamo i sensi o comunque il controllo
del nostro corpo. Crolliamo al suolo
sotto gli occhi preoccupati di qualche Buon Samaritano di passaggio che ci
soccorre e chiama un’ambulanza. La
macchina – te stesso – l’hai guidata sempre al massimo della velocità cui
poteva andare e il motore alla fine ha ceduto: la macchina si è fermata.
Esiste una
soluzione, una via d’uscita a tutto questo?
Assolutamente sì!
Il percorso
psicoterapeutico sicuramente sarà d’aiuto e in molti casi persino necessario.
Noi, però, dobbiamo fare la nostra parte.
Da ‘testimoni oculari’ dobbiamo trasformarci in ‘creatori’ della nostra
Vita.
Le ferite
emotive restano, così come rimarrebbero le cicatrici fisiche se le
avessimo. Dei traumi vissuti rimarrà sicuramente
il ricordo.
L’importante è
prendere in mano le redini della propria vita.
Come?
Innanzitutto confrontandoci
con la realtà vissuta, metabolizzandola, per quanto penosa.
Forse in
passato e per molto tempo questo passo non è stato fatto perché non eravamo
pronti a confrontarci di nuovo con tanto dolore, a guardarlo in faccia e a riviverlo.
La vera
guarigione, tuttavia, può realizzarsi solo attraverso il confronto con e
l’accettazione consapevole della realtà per quanto dolorosa essa sia.
Accettare ciò che è stato, per quello che è stato, è
fondamentale.
Chi ci ha
provocato tanta sofferenza era malato/a, non in grado di controllare la propria
vita né fare scelte diverse. Se ne
avesse avuto la capacità, le avrebbe fatte.
Accettare la
realtà per quella che è stata non significa assolutamente giustificare, ma semplicemente riconoscere che le cose sono andate
in un certo modo e che non è possibile cambiare il passato, riavvolgere la
bobina e crearne uno nuovo, diverso, migliore.
È possibile, tuttavia,
creare un presente e un futuro diversi, rifiutando di
continuare a essere delle vittime
Dobbiamo,
quindi, non solo confrontarci con la realtà e accettare ciò che è stato, ma
avere la determinazine, la forza, il coraggio di dare un taglio al passato
e riemergere dalle ceneri, creando un presente e un futuro non di pura
sopravvivenza, ma vivendo la Vita nella maniera più piena possibile,
focalizzandoci sulle sue bellezze, su ciò che ci dà gioia, serenità, che ci
arricchisce spiritualmente, che riempie
il nostro cuore, la nostra mente e il nostro spirito di positività, di luce.
La scrittura
emotiva, utilizzata quindi a scopo terapeutico, diventa uno strumento
estremamente valido per liberarsi del passato.
Il processo di
disintossicazione è in atto: non ci fermeremo fino a quando l’ultima tossina
non sarà stata eliminata e il nostro corpo, la nostra mente, il nostro spirito
e la nostra psiche non avranno raggiunto una salute ottimale, quella tanto
agognata e mai assaporata né vissuta completamente.
Maria Teresa De
Donato,
Autrice,
Giornalista freelance, Dottoressa in Salute Olistica