Sinner non è solo tennis, ma una "parabola" sportiva e esistenziale da restituire alle nuove generazioni.
Impegno, sacrificio, fatica, coraggio, scelte da sostenere nella consapevolezza di averle fatte per affrontare meglio il futuro.
Lo sguardo sempre rivolto in avanti, senza farsi distrarre dalle inevitabili critiche, forti della fiducia di avere in mano il timone del proprio destino.
Tutto ciò sta dimostrando questo campione.
Nella vita si può essere padroni e autori del proprio cammino, a prescindere dai risultati, credendoci sempre.
Ed è solo all'inizio della sua carriera sportiva.
Riscriverà la storia del tennis italiano, anche se ha dichiarato che a lui importa la sua di storia, e va rispettato e capito in questo.
Ha già sconfitto più volte il predestinato.
Alcaraz.
Il futuro sarà nelle loro corde.
E' diventato il numero due del mondo nel massimo circuito professionistico del tennis.
L'unico italiano nella storia.
Com'è arrivato a questi risultati storici il tennista altoatesino?
Se ripercorriamo la carriera degli ultimi anni, dal suo esordio nel circuito professionistico ad oggi, è possibile delineare alcune caratteristiche che andrebbero restituite e proposte in tutte le scuole, a chi si sta ponendo domande su come riuscire a diventare autori del proprio destino, e a chi si sta affacciando alla vita, prima di esserne per sempre rapito.
SINNER HA FATTO DELLE SCELTE, PERSONALI, E LE HA PERSEGUITE.
Scegliere non è semplice, gratis, e soprattutto è faticoso.
Immaginarsi un percorso, creare un progetto e porsi degli obiettivi da raggiungere.
Nel circuito ATP tutti si approcciano in questo modo, ognuno scegliendo il proprio percorso, intraprendendo un cammino, accettandone la fatica, nel tentativo di raggiungere risultati.
E' possibile trarre insegnamenti preziosi dall'esempio che ogni giorno, ogni partita, ogni torneo perso e vinto, da campioni quali Sinner, Alcaraz, e tutti coloro che intraprendono una carriera professionistica, esprimondo con il loro incedere la voglia di vivere nell'agone dell'agonismo quotidiano.
Come se avessero inizialmente risolto e risposto definitivamente ad una domanda madre?
Ho talento, posso conseguire risultati, cosa faccio?
Non scelgo nulla, e mi tengo la sicurezza che nulla raggiungerò, o mi metto in gioco, in crisi, accettando e vivendo la fatica del disequilibrio, il dubbio di non riuscire, le iniziali sconfitte di gran lunga superiori alle vittorie, ma scelgo di provarci?
Perché nella vita la differenza la fa l'intenzione, la disponibilità a stare il più possibile nel dubbio, a vivere l'incertezza come una possibilità di arricchimento, crescita, scoperta, di se stessi e delle possibilità che la vita, la realtà, propone nel nostro incedere quotidiano.
Sinner ha scelto di mettersi in crisi, di non accontentarsi di una carriera sicura tra i primi 30, 20, al mondo, di immaginare, creare in sè il percorso più difficile, come riuscire ad abbattere muri in successione.
"Voglio riuscire a battere i top ten" un giorno disse, rendendosi conto che era sulla soglia dei primi dieci al mondo e se rimaneva a fare sempre le stesse cose non sarebbe mai riuscito ad entrare nell'olimpo dello sport che gli stava dando delle possibilità.
Ha fatto delle scelte, coraggiose, criticate da molti, ma convinto che almeno avrebbe avuto il ricordo di averle fatte, averci provato, a prescindere dall'incertezza dei risultati.
Mettendo sul piatto, oltre che la disponibilità a creare disequilibri, a mettersi in crisi appunto, anche un altra qualità fondamentale per sperare di riuscire nei propri intenti.
La consistenza a prescindere dalle contingenze.
Una linea, un filo, da tenere sempre presente, una rotta da avere di fronte, come un orizzonte da perseguire, prendere, con il timone ben fermo tre le proprie mani, a prescindere dalle cadute, rialzandosi ogni volta con il pensiero del percorso da perseguire.
Tappe di un personale Tour de France, con un arrivo finale ancora molto lontano, vista la giovane età.
Sinner esprime la pedagogia del "viaggio dell'eroe" che Vogler ha ben spiegato.
Un canovaccio novecentesco che pare ormai dimenticato, ognuno di noi, genitori e figli, persi in uno schermo di un device.
La disponibilità a rimanere in gioco, a frequentare due piattaforme social ormai senza più follower.
L'Altro e la Realtà.
L'avversario è la pallina che ti ritorna.
Uno slancio rischioso, faticoso, affascinante.
La possibilità di toccare con mano e vivere la felicità.
L'avversario, l'Altro, la pallina, la Realtà.
Due prospettive, due altrove, da rispettare e amare, nella misura in cui altro non sono che le vie maestre per realizzare se stessi.
Per essere, nelle sconfitte e nelle vittorie, gli autori e i padroni del proprio destino.
"Si può iniziare in ogni momento una nuova vita, come fosse la prima volta, e rinascere ad ogni lancio di pallina per riproporsi e andare a vivere ogni volta un sogno diverso.
Frammento da TERRA BATTUTA
Essere vivi e scendere a rete.
Questa la felicità. (disponibile su Amazon)
Per tutti gli appassionati di sport e, in particolare, di tennis il libro TERRA BATTUTA.
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In TERRA BATTUTA il tennis viene ad assumere il tono di una allegoria e un inno alla vita.
Lo sfondo e il pre testo sul quale narrare una storia di vita apparentemente ingiocabile, all'interno della quale cercare, trovare e aprire, quello scrigno in cui sono custoditi i momenti migliori vissuti, alle volte dimenticati, ma sempre in noi.
Sogni, miti, passioni, nel ricordo delle imprese degli eroi di questo meraviglioso sport e dei suoi due più mirabili cantori.
Impronte preziose da portare alla consapevolezza.
Per far risplendere, in tutti noi, quella luce che ha permesso di credere che la vita si possa giocare, scendendo a rete, con la voglia di affrontare la realtà che l'Altro ci riproporrà nella risposta al nostro servizio di rimessa in gioco.
"Si può iniziare in ogni momento una nuova vita, come fosse la prima volta, e rinascere ad ogni lancio di pallina per riproporsi e andare a vivere ogni volta un sogno diverso.
Confrontarsi, lottare, a prescindere dal risultato finale.
Dare il meglio per sperimentare diversi modi di affrontare il
gioco, e ogni volta uscire dal campo con qualcosa in più, occhi diversi, respiro approfondito, con la voglia di andare a riproporsi e rimettersi a repentaglio.
John fu il primo a trasmettermi, attraverso le sue gesta e la singola espressione del suo tennis, la visione della vita che lo caratterizzava; uno sguardo cocciuto sul futuro, perché un’altra vita era possibile."
TERRA BATTUTA: Essere vivi e scendere a rete. Questa la felicità. (nuova edizione)
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