giovedì 25 gennaio 2024

Sinner/Djokovic. La sliding door.

 


Questa mattina alle ore 8,10 ora italiana, si è "switchato" verso una nuova era del tennis moderno.

Jannik Sinner ha battuto il RE, senza lasciare una possibilità di break point in 4 set.

Il muro serbo sta mostrando crepe, da cui passa una luce nuova. Quella delle nuove generazioni.

A Wimbledon in finale accecato al quinto set da Alcaraz, oggi agli Australian Open in semifinale dalla luce riflessa da una neve cristallina altoatesina. 

Ripropongo un articolo scritto pochi mesi fa, quando Sinner ha iniziato raccogliere i frutti della sua parabola sportiva e di vita.

Sinner non è solo tennis...

https://giovannitommasiniparolemozioni.blogspot.com/2023/10/sinner-tennis-e-pedagogia-la-parabola.html

Aggiornamento... abbiamo anche vinto la COPPA DAVIS, ANCHE E SOPRATTUTTO GRAZIE A...

SINNER

APPRODA ALLA FINALE DELLE FINALSATP 2022 DI TORINO

Sinner scriverà pagine importanti e indimenticabili nel #libro della storia del #tennis.




Non è solo tennis, ma una "parabola" sportiva e esistenziale da restituire alle nuove generazioni.


Impegno, sacrificio, fatica, coraggio, scelte da sostenere nella consapevolezza di averle fatte per affrontare meglio il futuro.


Lo sguardo sempre rivolto in avanti, senza farsi distrarre dalle inevitabili critiche, forti della fiducia di avere in mano il timone del proprio destino.


Tutto ciò sta dimostrando questo campione.


Nella vita si può essere padroni e autori del proprio cammino, a prescindere dai risultati, credendoci sempre.


Sinner ha abbattuto per la TERZA volta in poche settimane il muro di gomma chiamato Medvedev.

Finalmente. Ha vinto il decimo torneo ATP.

Ed è solo all'inizio della sua carriera sportiva.

Riscriverà la storia del tennis italiano, anche se ha dichiarato che a lui importa la sua di storia, e va rispettato e capito in questo.


Ha già sconfitto più volte il predestinato.


Il futuro sarà nelle loro corde.


Sinner ha battuto per la quarta volta Alcaraz.


E' diventato il quarto al mondo nel massimo circuito professionistico del tennis, conduce quattro match a tre sul fenomeno spagnolo, già numero uno al mondo, il più giovane di sempre sulla vetta della classifica ATP.


Com'è arrivato a questi risultati storici il tennista altoatesino?


Se ripercorriamo la carriera degli ultimi anni, dal suo esordio nel circuito professionistico ad oggi, è possibile delineare alcune caratteristiche che andrebbero restituite e proposte in tutte le scuole, a chi si sta ponendo domande su come riuscire a diventare autore del proprio destino, e a chi si sta affacciando alla vita, prima di esserne per sempre rapito.

SINNER HA FATTO DELLE SCELTE, PERSONALI, E LE HA PERSEGUITE.


Scegliere non è semplice, gratis, e soprattutto è faticoso.


Immaginarsi un percorso, creare un progetto e porsi degli obiettivi da raggiungere. 


Nel circuito ATP tutti si approcciano in questo modo, ognuno scegliendo il proprio percorso, intraprendendo un cammino, accettandone la fatica, nel tentativo di raggiungere risultati.


E' possibile trarre insegnamenti preziosi dall'esempio che ogni giorno, ogni partita, ogni torneo perso e vinto, campioni quali Sinner, Alcaraz, e tutti coloro che intraprendono una carriera professionistica, esprimono con il loro incedere per proporsi nell'agonismo quotidiano.


Come se avessero inizialmente risolto e risposto definitivamente ad una domanda madre?


Ho talento, posso conseguire risultati, cosa faccio?


Non scelgo nulla, e mi tengo la sicurezza che nulla raggiungerò, o mi metto in gioco, in crisi, accettando e vivendo la fatica del disequilibrio, il dubbio di non riuscire, le sconfitte di gran lunga superiori alle vittorie, ma scelgo di provarci?


Perché nella vita la differenza la fa l'intenzione, la disponibilità a stare in più possibile nel dubbio, a vivere l'incertezza come una possibilità di arricchimento, crescita, scoperta, di se stessi e delle possibilità che la vita, la realtà, propone nel nostro incedere quotidiano.

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Sinner ha scelto di mettersi in crisi, di non accontentarsi di una carriera sicura tra i primi 30 al mondo, di immaginare, creare in sè il percorso più difficile, come riuscire ad abbattere muri in successione.


"Voglio riuscire a battere i top ten" un giorno disse, rendendosi conto che era sulla soglia dei primi dieci al mondo e se rimaneva a fare sempre le stesse cose non sarebbe mai riuscito ad entrare nell'olimpo dello sport che gli stava dando delle possibilità.


Ha fatto delle scelte, coraggiose, criticate da molti, ma convinto che almeno avrebbe avuto il ricordo di averle fatte, averci provato, a prescindere dall'incertezza dei risultati.


Mettendo sul piatto, oltre che la disponibilità a creare disequilibri, a mettersi in crisi appunto, anche un altra qualità fondamentale per sperare di riuscire nei propri intenti.


La consistenza a prescindere dalle contingenze.


Una linea, un filo, da tenere sempre presente, una rotta da avere di fronte, come un orizzonte da perseguire, prendere, con il timone ben fermo tre le proprie mani, a prescindere dalle cadute, rialzandosi ogni volta con il pensiero del percorso da perseguire.


Ed eccoci qui.


Il secondo italiano nella storia a essere al numero quattro del mondo.


Sicuramente una tappa di un personale Tour de France, con un arrivo finale ancora molto lontano, vista la giovane età.


Sinner esprime la pedagogia del "viaggio dell'eroe" che Vogler ha ben spiegato.


Un canovaccio novecentesco che pare ormai dimenticato, ognuno di noi, genitori e figli, persi in uno schermo di un device.


La disponibilità a rimanere in gioco, a frequentare due piattaforme social ormai senza più follower. 


L'Altro e la Realtà.


Essere vivi e scendere a rete.


Uno slancio rischioso, faticoso, affascinante.


La possibilità di toccare con mano e vivere la felicità.


L'avversario, l'Altro, la pallina, la Realtà.


Due prospettive, due altrove, da rispettare e amare, nella misura in cui altro non sono che le vie maestre per realizzare se stessi.


Per essere, nelle sconfitte e nelle vittorie, gli autori e i padroni del proprio destino.

"Si può iniziare in ogni momento una nuova vita, come fosse la prima volta, e rinascere ad ogni lancio di pallina per riproporsi e andare a vivere ogni volta un sogno diverso.

Confrontarsi, lottare, a prescindere dal risultato finale. 

Dare il meglio per sperimentare diversi modi di affrontare il

 gioco,

e ogni volta uscire dal campo con qualcosa in più, occhi diversi, respiro approfondito, con la voglia di andare a riproporsi e rimettersi a repentaglio".


Frammento da TERRA BATTUTA

Essere vivi e scendere a rete.

Questa la felicità.


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giovedì 4 gennaio 2024

In ostaggio del PEGGIO è in noi la FELICITA'. Meno per meno non fa più.

 


MENO PER MENO NON FA PIU'


Uno schiaffo, vissuto simbolicamente o direttamente percepito, in tutta la sua volontà di offesa e umiliazione, sulla pelle, una violenza verbale, ripetuta nel tempo, o un abuso subito, spazzano via in un istante mille carezze godute.
In una dimensione umana e relazionale, per un bambino, infante, adolescente, più per meno fa meno, e meno per meno,, non fa più come in matematica, ma PEGGIO.
E’ il PEGGIO è una brutta bestia.
Si piazza in noi e vuole la scena, il palco tutto per sé, per la necessità di rendersi visibile, con tutte le forze possibili.
Non si scappa, o almeno si cerca di lasciarlo lì da dove è venuto, assieme a noi, al mondo, da dove è cresciuto, con la speranza che mettendo una lontananza non riesca più a condizionare il nostro procedere in questa esperienza caleidoscopica che chiamiamo VITA.
E’ pare che più si scappi, più si senta in noi, più si neghi l’esistenza, più, quasi capricciosamente, si metta a protestare e a farsi “sentire”.
Sentire e capire.
Ecco l’unico modo per neutralizzare il “mostro” in noi.
Prendere per mano la nostra vita e iniziare a scegliere e creare percorsi nuovi, aprire nuove finestre sul futuro, essere sempre più gli autori del proprio destino.
E' possibile tradurre una male dizione in una bene dizione?
Benedire una maledizione?
Si è possibile.
Intraprendendo un percorso di realizzazione di ciò che è già in noi.
In ostaggio del peggio è in noi la felicità.
La ricerca della felicità.
La felicità.
Questa sconosciuta...
Si può iniziare a riflettere su una sua possibile definizione.
A partire da ciò che non è.
Non è buon umore.
Non è il successo
Non è l'abusata "autostima".
Non è sicuramente ottimismo.
Come possiamo allora definirla?
A mio parere così.
PIENA, PIACEVOLE, GRATIFICANTE CONSAPEVOLEZZA DEL CONTINGENTE, DELLE PARTI IN GIOCO E DELLE SUE DINAMICHE.
Ebbene si.
La felicità è uno stato di piena e consapevole conoscenza senza più veli, chiamiamoli giudizi e colpe, sul vissuto in atto, i suoi attori, le regole del gioco e dei giocatori coinvolti.

Sommario
INTRODUZIONE ALL’OPERA
SCRIVERE RENDE FELICI
AMARE IL NEMICO
“Buongiorno… Arrivederci!
UN VIRUS CHE ROMPE GLI EQUILIBRI
UN MOSTRO IN NOI CHE AMBISCE A DOMINARE LA NOSTRA VITA
GIOVANNI E IL RISCATTO DELLA LETTERATURA
LA RICERCA DELLA FELICITÀ
QUOTIDIANA RESILIENZA
IL VIAGGIO DELL’EROE
IN CERCA DI SCRITTURA
(UNA PROVOCATORIA LIBERTÀ)
E’ ANCORA POSSIBILE?
ACCOGLIENZA, ATTENZIONE, ASCOLTO
ACCOGLIENZA
LA CURIOSITÀ DI CONOSCERE
ATTENZIONE
LA SORPRESA DELLA SCOPERTA
ASCOLTO
IL GENIO DELLA LAMPADA
L’ALTRO
LO SPECCHIO DEL NOSTRO DESTINO
Giovanni Tommasini










ARNALDI E MUSETTI. LA SOTTILE DIFFERENZA CHE PASSA TRA UNA SCONFITTA E UNA VITTORIA.

 





L'approdo eclatante di Arnaldi nel circuito ATP con la grande prestazione agli US OPEN 2023 ha fatto sobbalzare tutti gli appassionati di tennis dal divano. Dalle prime emozionanti prestazioni del giovane tennista sanremese alla vittoria sofferta su Popyrin e la successiva vittoria di Sinner con lo storico, indimenticabile, trionfo in Coppa Davis, abbiamo potuto godere e ammirare un tennista che pare abbia nel suo gioco il meglio di tutti i suoi connazionali che lo hanno di pochi anni preceduto nell'olimpo dei migliori tennisti al mondo.

Una ascesa vertiginosa che ancor più ha dimostrato che in ogni aspetto e attività della vita il solo talento non basta.

O meglio, ci sono diversi talenti da mettere assieme e pare che Arnaldi li abbia.

Per capire meglio la differenza che passa tra un atleta con il dna da "loser" e uno da "winner", purtroppo, viene in soccorso la parabola (speriamo solamente una fase della carriera che sarà dimenticata cammin facendo, torneo dopo torneo) "tennistica" del più talentuoso dei nostri eroi della Davis.

Musetti.


Leggi anche: 

Ormai da troppo tempo, in considerazione della giovane età, sta ottenendo i risultati che Fognini ha conseguito a fine carriera.

Un primo turno passato a fatica con giocatori a lui imparagonabili e, come successo anche ieri con tale Kotov, partite deludenti, inguardabili.

Un giocatore che pare accontentarsi di fare i più bei punti della partita, non più punti dell'avversario, con la conseguenza di andare a perdere partite, bestemmiando come non ci fosse un domani, imperdibili se non si nascondesse, posizionasse, con la schiena a pochi centimetri dalle tribune di fondo campo.

Leggi anche:

Sinner. Non solo tennis. La parabola e l'esempio di una persona che vive di scelte. 

https://giovannitommasiniparolemozioni.blogspot.com/2023/10/sinner-tennis-e-pedagogia-la-parabola.html

Una differenza direzionale si potrebbe dire tra Musetti e Arnaldi, letteralmente, uno in arretramento, l'altro in avanzamento.

Uno, Arnaldi, a testa alta verso il futuro, l'altro con la testa bassa in ritirata senza un sorriso, esprimendo tanta frustrazione, come non riuscisse a riprendere un filo, un discorso agonistico, che pare per il momento perso.

Arnaldi ha tanto da migliorare, in particolare le oscillazioni emotive, ma ad un gioco qualitativamente molto alto, ha sicuramente un dna da "fighter", come se ci fosse in lui il meglio di un lottatore come Sonego, e la qualità di Musetti.

Musetti dovrebbe prendere esempio, e, a mio modesto parere, senza mettere in dubbio le qualità di chi lo ha portato nei primi venti del mondo, investire su un coach di livello internazionale capace di vivere e gestire le pressioni del mondo professionistico al top delle classifiche mondiali.

Pena una carriera anonima con il rimpianto di cosa poteva essere e non è stato.

Arnaldi ha lo sguardo, la gioia di vivere, il sorriso, di chi va coraggiosamente verso il futuro, che sente di avere nelle sue corde.

Una differenza neanche tanto sottile, una sguardo opposto, che determina quel confine entro il quale la vittoria diventa una salita da tour de france, ma se oltrepassato e entrati sul terreno della "garra" dell'orgoglio di stare in campo, di proporsi, andare a rete per prendersi la felicità, può diventare il percorso ideale per costruire una carriera indimenticabile, e soprattutto, tra sconfitte e vittorie, senza rimpianti.

Come nel sottotitolo del mio libro TERRA BATTUTA, essere vivi e scendere a rete, questa la felicità.















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