TUTTI I PROGETTI EDITORIALI REALIZZATI ONESTAMENTE A CURA DI GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON
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"Giovanni mi chiedono solamente soldi, tanti e vorrei autopubblicarmi un libro, un ebook, ma non ho ne il tempo, ne la possibilità di mettermi a capire come fare, puoi aiutarmi?"
"Certo, ma ti assicuro che se ci sono riuscito io, puoi tranquillamente farlo anche tu?"
"Ti invio il documento, facciamo prima, sia io a capire come fare, che tu a spiegarmelo. Quando ti devo?"
"Nulla non preoccuparti? Il tuo testo va a far parte di tutte le memorie e testimonianze di vita sino ad ora prodotte e pubblicate.
"ok, sono felice, grazie"
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Così sono iniziati i Progetti Editoriali Realizzati Onestamente, per dar voce a tutte quelle persone che hanno una storia da raccontare.
Da un mondo ormai dimenticato.
In cui le uniche due piattaforme social, nelle quali eravamo totalmente immersi, in cui siamo nati, cresciuti e vissuti, erano il terreno sul quale abbiamo costruito la nostra identità e sperimentato noi stessi.
L'Altro e la Realtà.
Questa raccolta di mie visite a Roma non è una guida turistica, ma un vero e proprio viaggio attraverso storia ed emozioni.
Ho provato a trasmettere la ricchezza di un luogo non solo attraverso i fatti storici, ma anche attraverso le leggende e le storie d'amore che lo hanno reso unico.
Ogni angolo racchiude una storia da raccontare, un segreto da svelare.
Attraverso le mie parole, voglio far rivivere quei momenti passati, far sentire l'emozione di chi ha camminato per quei luoghi, di chi si è lasciato incantare dalla magia del passato.
Mi piace immergermi nelle storie poco conosciute, avvicinarmi alle vite di personaggi dimenticati dalla storia ufficiale, che hanno lasciato il loro segno in un modo o nell'altro.
Voglio dare loro voce, voglio far vibrare le emozioni che hanno provato, le passioni che hanno guidato le loro azioni.
Le leggende, seppur avvolte da veli di mistero, hanno anch'esse la loro importanza.
Le leggende ci permettono di dare un'anima a ciò che la storia potrebbe aver dimenticato.
Sono un modo per rendere vivo il passato, per far sì che le pietre raccontino ancora le loro storie, per far sì che il visitatore si senta parte di un mondo che è esistito, ma che continua a rivivere in qualche modo.
Attraverso la fusione di fatti reali e leggende, di storia ed emozioni, voglio catturare l'attenzione di chi mi legge, voglio suscitare curiosità e interesse per luoghi che altrimenti potrebbero passare inosservati.
Il lettore non troverà un elenco di dati storici e curiosità superficiali, ma un invito a immergersi in un mondo affascinante e misterioso, a scoprire le storie che si celano dietro ogni pietra, a sentire il battito del passato che risuona ancora oggi.
E così, attraverso le mie parole, viaggeremo insieme tra le vie di un luogo, tra le pagine di una storia che unisce i fatti reali all'emozione, le leggende alla verità, creando un connubio unico tra il cuore e la mente.
IL SOMMARIO
L'AREA SACRA DI LARGO DI ARGENTINA
IL CAMPUS SCELLERATUS E IL TEMPIO DELLE VESTALI
LE TARGHE FUNERARIE: Lucio Cornelio Vettio Sabino
IL PORTICO DI OTTAVIA E TEATRO DI MARCELLO: Una Romantica Leggenda
IL MUSEO NAZIONALE ROMANO DI PALAZZO MASSIMO ALLE TERME
IL BELVEDERE DEL PINCIO E PIAZZA DEL POPOLO.
VIA DEL VELABRO [ARCO DI GIANO, ARCO DEGLI ARGENTARI, SAN GIORGIO IN VELABRO]
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Francesco non l’ho mai conosciuto di persona.Mi ha scritto e poi telefonato per chiede il mio libro “Sono Cesare..Tutto Bene”.Gli ho raccontato che mi stavano scrivendo altri genitori e si potevano restituire altre “Storie d’autismo quotidiano” per far conoscere la realtà delle famiglie con un figlio autistico.Francesco mi ha raccontato la sua vita di operaio, di sua moglie senza lavoro e di due figli stupendi, loro unico pensiero.Mi ha chiesto se poteva scrivermi ogni tanto e ci siamo salutati con la promessa di rimanere in contatto.Mi arrivò la prima “lettera”.“Ricky figlio mio” e poi tutte le altre.Ogni mail di Francesco da allora è stata da me accolta e aperta con trepidazione.Perché ogni lettera allegata mi permetteva di vedere la sua vita, viverla, essere anche io il padre di Ricky.Quel muro che si alza tra Francesco e Ricky era come se venisse smantellato dalle lettere che Francesco mi inviava.Non sono altro che poesie, un racconto, un viaggio che Francesco ci permette di fare sui binari della sua vita con Ricky.Dalla sua nascita, alla notizia della “patologia” che stava per rapire suo figlio e che avrebbe chiesto a Francesco, e tutti coloro che non avrebbero mai voluto perdere Ricky, un riscatto altissimo.Ma Francesco ci restituisce il coraggio, l’amore e la disperata dedizione di un padre, che toglie ogni mattone da quel muro, ogni volta che si presenta tra lui e Ricky.Sono ventisei le lettere che Francesco mi ha mandato in un anno bellissimo passato ad attenderle una dopo l’altra.Non ci siamo ancora incontrati, ma la sua testimonianza, aprirà anche a Voi un orizzonte mai immaginato, che grazie a Francesco, dopo aver letto le sue lettere, potrete, come è stato per me, vedere e vivere assieme a lui.Ho chiesto a Francesco di scrivermi un po’ di lui, e mi è arrivata l’ultima lettera che ha, questa volta, dedicato “a Giovanni”.Giovanni Tommasini
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Un muro bianco, di fronte a me un bambino bellissimo con un bacchetta da direttore d'orchestra in mano, perso nel silenzio, in una melodia che solo lui percepiva.
Ai piedi del suo letto, di fronte a me le sue gesta per incoraggiare chi non seguiva la sua direzione, e sgridare chi stonava e non lo capiva, l'aria era offesa dalle sue sferzate per rendere la sinfonia sempre più coinvolgente.
Un'esperienza rara come una ferita, stavo iniziando a percepire la musicalità di quel silenzio, fecondato dalla sua disperata voglia di essere un unica cosa con quello spazio e quel tempo.
Questo bambino bellissimo...
Impegnarsi, perdersi nella musicalità del silenzio falciato dalle sue stilettate, i suoi movimenti nell’aria dolci e, improvvisamente, violenti. La sua “bacchetta magica”.
Non stavo male.
Non subivo il dramma dell’incapacità di vivere “normalmente”. Accettavo con amore l’'essere' di Cesare. Mi sentivo naturalmente vicino a lui.
Quelle ore le vivevo totalmente.
Mi sentivo fortunato: guardavo lui, vedevo me. Anche a me non era mai importato altro.
Ognuno il suo mondo.
Ma il problema era proprio come stare al mondo, visto che ci era stato insegnato un unico modo: la sopravvivenza con tutto ciò che ci sta intorno.
E il resto?
Eravamo noi.
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Le lettere a Ricky continuano e arricchiscono le Lettere a mio figlio autistico, che Francesco Bordoni, il "papà dal cuore stropicciato", come ama definirsi, incessantemente scrive immaginando un dialogo presente, impossibile, e futuro, sperato e sognato, al fine di alleviare le profonde sofferenze che la vita delle famiglie che vivono all'interno dello "spettro autistico", quotidianamente, propone.Una rara e preziosa testimonianza che ci regala la possibilità di vivere, capire, portare alla consapevolezza, vite vissute al limite della realtà.Dando la possibilità di riflettere sulle verità delle relazioni umane, quelle in cui le uniche piattaforme social sono l'Altro e la Realtà.L'Autismo di Ricky, l'amore senza confini di un padre, ci chiedono di ripensare il nostro essere al mondo. Perchè l'autismo non è solamente una dimensione patologica, ma una prospettiva che può essere superata uscendo ognuno di noi da un autismo in cui tutti viviamo, quello della incapacità di riconoscere l'altrove in noi.
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Fui contattato dalla mamma di Terence.“Mio figlio scrive, qualsiasi cosa. Scrive sempre. Chissà un giorno avesse il coraggio di mandarle qualcosa da leggere…”Mi arrivò questo testo.Un atto di coraggio.Aveva ragione la mamma.Questo libro rappresenta una restituzione e un testimonianza tanto rara quanto preziosa.Non si legge.Si viveAssieme a Terence.Je Suis Terence.Ci siamo tutti noi in queste pagine.Perché è il rapporto con la realtà che viene messo a nudo.E ci sentiamo senza riparo, anche noi, man mano che i capitoli rilevano e rivelano.Terence parla di sé, ma le sue parole parlano di noi.Come di fronte ad un’opera d’arte possiamo decifrare, definire, dove siamo, a che punto siamo, qual è il nostro posto in questo mondo.Quello di Terence è un altrove che in qualche parte, in qualche tempo, in qualche misura abbiamo trascorso anche noi, attraversato e poi lasciato e dimenticato.Lui no.Le sue parole ci indicano che per alcuni di noi questa terra di nessuno, estrema, faticosa, tiene in ostaggio quotidianamente.Le parole di Terence bruciano.E lasciano il segno del nostro vivere.
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Marco Ghilardi in Cuore e Mente ci regala un libro sofferto che testimonia come, a volte, i miracoli possono accadere anche quando combattiamo con patologie fondamentalmente incurabili, come l'autismo.La storia di Arianna e della sua famiglia è assolutamente fedele alla realtà fino all'ottavo anno di età della bambina che oggi, nel 2015, ha undici anni. Il resto della storia è qualcosa che è apparso nei sogni di un padre ferito, in una notte d'estate di qualche anno fa.Il libro vuole essere uno sprone per tutti coloro che combattono giornalmente con malattie di ogni genere, a credere sempre che qualcosa di straordinario possa accadere.Emozionante, toccante e non privo di colpi di scena, Cuore e Mente è un tentativo dell'autore di trasmettere un messaggio di speranza, soprattutto ai genitori di bambini affetti da ogni grado di autismo. L’ambizione, inoltre, è di sensibilizzare tutti noi a questo problema, purtroppo ancora poco conosciuto, alimentando la speranza che tutti questi ragazzi possano godere di un futuro migliore.Marco Ghilardi nasce il 3 agosto del 1978 a Roma, da una famiglia benestante. Proprio a Roma, prende la maturità scientifica che gli permetterà di accedere alla carriera militare. Oggi è un Maresciallo dei Carabinieri, in servizio alla Sezione di Balistica, Reparto Investigazioni Scientifiche di Roma, in qualità di analista di laboratorio. Nel corso della sua carriera, ha ricoperto vari ruoli nell'Arma, anche come Comandante di Stazione Carabinieri. Durante il corso marescialli, studia presso l'Università di Bologna fino a specializzarsi con diploma universitario in Scienze Criminologiche Applicate. A venticinque anni si sposa e, un anno più tardi, diventa padre di una bambina, Arianna, alla quale, all'età di tre anni, verrà diagnosticato un disturbo generalizzato dello sviluppo di tipo autistico. Unitamente ai suoi genitori e alla moglie, passa i successivi anni tra terapie comportamentali e check-up periodici, senza trascurare il suo lavoro e la sua grande fede in Dio, che gli permette di andare avanti ogni giorno con fiducia ed entusiasmo. A distanza di 8 anni dalla venuta al mondo di Arianna, nasce un maschietto, Emanuele Alexander, in perfetta salute.L’autore si avvicina alla scrittura solo negli ultimi anni, così da dar voce alla sua creatività. Dopo quasi 4 anni di gestazione, partorisce il suo primo romanzo, Cuore e Mente, interamente dedicato alla storia di sua figlia Arianna. La scelta di indirizzare il suo tempo libero alla scrittura nasce dal desiderio di rimarginare le sue ferite con le parole, di voler donare quello che può, cioè quello che è.Una Produzione P.E.R.O Progetti Editoriali Realizzati Onestamente a cura di Giovanni Tommasini
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Abbiamo conosciuto Terence quando frequentava l’ultimo anno del liceo scientifico a Floridia (provincia di Siracusa) e la cooperativa San Martino gestiva il servizio ASACOM (Assistenza alla Autonomia e alla Comunicazione) anche nelle scuole superiori. Terence aveva ricevuto da pochi anni la diagnosi di autismo ad alto funzionamento e aveva il sostegno a tempo pieno, ma le strategie di intervento adottate per lui in classe non consideravano il suo peculiare funzionamento cognitivo. Da allora non abbiamo mai interrotto il contatto con questo ragazzo speciale. Sono stata sempre colpita dal suo coraggio, dalla sua determinazione, dalla sua voglia di andare avanti, di superare ostacoli e difficoltà, dalla sua capacità di chiedere aiuto. Oggi Terence mi chiede di curare la prefazione del suo secondo libro e mi accingo a svolgere questo compito con entusiasmo e orgoglio. Credo molto nelle sue capacità e sono sicura che nonostante abbia quasi 30 anni possa ancora cambiare molto e lavorare sulle sue “stranezze” proprio perché lui vuole farlo. Quando ha pubblicato il suo primo libro ne sapevo il contenuto quasi a memoria. La sua operatrice ASACOM, nostra collaboratrice che per prima lo ha conosciuto, me lo ha presentato attraverso i suoi scritti che Terence non aveva mai fatto leggere a nessuno: fogli e fogli calcati da una calligrafia fitta, a stampatello maiuscolo, che dava a quelle pagine una consistenza compatta; qualche cosa di solido. Sentivamo la forza che attraverso questa scrittura Terence ci trasmetteva. Riscriveva la stessa cosa più e più volte, andando a perfezionare in modo ossessivo ogni singolo racconto. Brevi relazioni, lui le chiamava così, che ci raccontavano una progressiva capacità di Terence di riuscire a conoscersi, riconoscersi e quindi a prendere consapevolezza dei suoi punti di forza e delle sue fragilità. Una grande energia che fluiva in lui e si trasformava in parole dense e fitte si significato. Pensammo che il suo lavoro oltre a servire a lui potesse essere di aiuto a tanti genitori, per capire, per trovare risposte, per entrare sempre più nel mondo dei loro figli; ma anche a molti operatori, noi per primi che potevamo costruire strategie di intervento a partire dalla conoscenza del suo funzionamento cognitivo. Per trasformare il suo manoscritto in libro ci sono voluti diversi anni: Terence aveva bisogno di molto tempo per costruire un pensiero che fosse comprensibile all’altro e molto tempo per accettare le piccole trasformazioni che apportavamo per rendere chiaro il suo pensiero. Questo lavoro è stata una terapia che Terence ha seguito con enorme motivazione comprendendone fino in fondo il significato e facendo tesoro di ogni suggerimento. Appena pubblicato il primo libro abbiamo organizzato in cooperativa piccoli gruppi di genitori ai quali Terence ha presentato il lavoro e con i quali sono iniziate interessanti conversazioni. I genitori sono stati curiosi di sapere tanti particolari della vita di Terence e lui stesso si è reso conto di non ricordare molto della sua infanzia. E’ iniziato così un altro percorso di ricerca: con la precisione che lo caratterizza ha ripercorso insieme alla sua mamma le tappe dello sviluppo andando ad aumentare ancora di più la sua consapevolezza. Ha raccolto tanto materiale da sentirsi pronto per la stesura di un secondo libro. Questo secondo libro arriva dopo tre anni dalla pubblicazione del primo.
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POESIA SULL'ACQUA
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L’arte soccorre e sostiene la causa ambientalista, denuncia e aggrega attorno alle tematiche emergenti, anticipando un ‘sentire comune’, non v’è dubbio. Le sinergie non hanno potenzialmente limite. Prendiamo ‘a caso’ un Depuratore insediato nei pressi del Parco Agricolo Sud, nel territorio di Milano Nosedo e un’Associazione come Artedamangiare con un manipolo di artisti ‘disposti a tutto’ pur di esprimere liberamente la propria concezione di ACQUA e tradurla in INSTALLAZIONI. Poniamo anche che il messaggio trasmesso dalle opere ‘cresciute’ nel parco del depuratore, abbia una fortissima attinenza con il tema cardine dell’Esposizione Universale ideata per Milano contemporaneamente: un’occasione che pare l’adempimento di una premonizione! Il caso, come è noto, favorisce la mente preparata… Cibo ed energia sono indissolubilmente legati, lo sapevamo ma ora lo sappiamo ancora meglio. Il gioco è fatto. Si parte con la celebrazione dell’Acqua che il comparto biotico della Natura permea necessariamente e che quello abiotico modella incessantemente, in un quadro ecologico unitario.In ‘tempi di guerra’ contro gli aggressori dell’ambiente e contro il tempo, al Depuratore di Milano, che ospita la mia installazione ULTIMO IGLOO, UN TABERNACOLO PER L’ACQUA, le cetre non rimarranno appese alle fronde dei salici. Mando l’invito a tappeto: poetesse e poeti, venite a cantare l’Acqua in questa Terra da salvare! Poiché ritengo che le buone azioni collettive dipendano dalla perseveranza delle persone oneste, la denuncia deve essere continua e ‘ossessiva’.
POESIA SUI SETTE VIZI
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I vizi capitali, quando non tradizionalmente vituperati, sono celebrati nella vulgata come vitali e irrinunciabili trasgressioni. Gola e lussuria, superbia e avarizia, ira, accidia e invidia vantano in letteratura monumentali trattazioni a cui non si può mancare di rivolgere l’attenzione per creare l’occasione di una ulteriore sempre necessaria riflessione.Ma, di fronte alla richiesta di individuare alcune vie d’uscita dai sette vizi i poeti convenuti non cadono nella trappola e colgono il valore della provocazione suggerendo soluzioni misurate e sagge, ironiche e pungenti, con genuino e spiccato divertimento. I poeti intercettano il disagio causato dai vizi. Evidenziano se i vizi sono subiti o agiti. Li denunciano. Li descrivono in modo inedito, li smontano. Le parole scritte e cadenzate, che danzano nell’aria per loro e per tutti, si confermano un balsamo per l’anima ferita... La soglia del vizio si potrà configurare là dove il comportamento umano/disumano scade e diventa deleterio e distruttivo. Non vi è accettazione passiva né rinuncia dei vizi e delle aberrazioni, bensì consapevolezza, comprensione delle proprie e altrui fragilità, così come di tutte le sane possibili ambizioni. Il tempo presente è connotato da una crisi antropologica davvero imponente e da un rimescolamento sociale tali da rendere perfino paradossale e ridicola la franosa perdita di riferimenti culturali nelle classi dirigenti ed emergenti che sorprendentemente prendono piede in campo economico e politico. Mentre in parallelo si attrezza culturalmente chi, scevro dagli affanni e dalle mire di potere, consacra la propria intelligenza a mestieri antichi, rivisitati e attualizzati, alla meditazione, alla contemplazione, all’arte. Sono tentativi di compensazione e riscatto di una vita sociale fatta di scenari disomogenei, aggravati da disparità economiche difficilmente rimovibili, segnati da opportunità mancate. Opportunità che lambiscono certe esistenze senza attraversarle.
RACCONTI DAL CARCERE
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Testimonianze dal carcere a cura di Sbarre di zucchero.
Movimento nato ad Agosto del 2022, che si occupa della sensibilizzazione a favore di tutte le tematiche inerenti ai detenuti, soprattutto di sesso femminile.
Attualmente Sbarre di zucchero è costituito da un folto gruppo di persone, tra cui si annoverano attivisti, avvocati, garanti, giornalisti, con l'affiancamento di alcuni sindacati di Polizia Penitenziaria.
Attraverso la voce e le testimonianze di coloro che vivono il carcere a 360 gradi (garanti, volontari, avvocati, ex detenuti) il movimento si impegna a far conoscere la verità ed accendere i riflettori su che cosa significhi veramente la detenzione. In modo che nessuno si senta abbandonato ed affinché il carcere possa essere davvero quello strumento funzionale ad assolvere la prescrizione richiamata nell'art. 27, comma III, della Carta Costituzionale.
I fondatori di Sbarre di zucchero.
TUTTI I LIBRI TESTIMONIANZE DAL CARCERE
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LETTERE DAL CARCERE A MIO FIGLIO
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Caro figlio, non puoi immaginare cosa si prova a stare rinchiuso da solo in una cella...
Una testimonianza della vita carceraria in forma di lettera. Al proprio figlio.
Per sentirsi più vicini, conoscersi reciprocamente, chiarire incomprensioni, tenere in vita una paternità vissuta come impossibile da realizzare.
Una lettera che ne tenta la realizzazione.
SBARRE DI ZUCCHERO
Quando il carcere è donna in un mondo di uomini
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"Quando il carcere di donne è in un mondo di uomini" come recita e evidenzia il sottotitolo.
La prima cellula è nata fisicamente a Verona in seguito al suicidio di Donatela Hodo, detenuta presso la sezione femminile del carcere di Montorio, Verona.
Donatela, giovane mamma di 27 anni, rientrata in carcere dopo un fallimentare incontro con una comunità terapeutica, si era scoperta incinta ed era stata scarcerata. Subito dopo il parto, tuttavia, il suo piccolo Adam fu dato in adozione e la madre fu fatta rientrare in istituto penitenziario, facendo crollare la sua già fragile giovane anima.
Alcune sue ex concelline, dopo aver appreso la notizia del suicidio, hanno deciso di fare rete: dapprima aprendo un piccolo gruppo Facebook che con il passare del tempo è diventato un vero e proprio movimento che si estende in tutta Italia.
MAI PIU' UNA DI MENO
Siamo tutti Donatela
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Donatela, giovane mamma di 27 anni, rientrata in carcere dopo un fallimentare incontro con una comunità terapeutica, si era scoperta incinta ed era stata scarcerata. Subito dopo il parto, tuttavia, il suo piccolo Adam fu dato in adozione e la madre fu fatta rientrare in istituto penitenziario, facendo crollare la sua già fragile giovane anima.
IL NURSING NARRATIVO
Nuovo approccio al paziente oncologico.
Una testimonianza.
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L'incontro tra la persona ammalata e il professionista sanitario inizia quasi sempre con un racconto. Da questo racconto il professionista sanitario effettua un'operazione di interpretazione per ricavare informazioni significative. Questo concetto pone l'attenzione sull'importanza dei significati soggettivi che danno il senso dell'esistere. Su questi significati la persona struttura la sua vita e la sua esperienza di malattia assieme al professionista sanitario per costruire un quadro clinico o assistenziale.La narrazione è un esempio di come le persone strutturano linguisticamente il loro mondo e ne ricostruiscono il senso: questo è il percorso per delineare la storia di malati.
In questo libro si propone un metodo che fornisce strumenti di particolare interesse per la scienza infermieristica.
COLLABORAZIONE E INTEGRAZIONE TRA
INFERMIERE E OPERATORE SANITARIO
Il tema del personale di supporto è particolarmente dibattuto in Italia da diversi anni ed è certamente di grande attualità, non solo nel nostro contesto , ma anche nei contesti sanitari dei Paesi Europei ed extra-europei, dove nella diversità degli assetti sanitari e professionali complessivi, esistono da sempre figure di supporto inserite nei setting assistenziali. In Italia il percorso storico del personale di supporto è stato molto complesso. I primi significativi cambiamenti in questo scenario, intervengono nei primi anni 80 quando , a seguito della cessazione dei corsi di formazione per infermiere generico e per infermiere psichiatrico e della concomitanza carenza di infermieri professionali, si arriva al 1984, all’emanazione del profilo di Ausiliario Socio Sanitario Specializzato. Con l’evoluzione inevitabile della sanità e il progresso tecnico scientifico, aumenta la complessità degli interventi assistenziali, richiedendo all’infermiere un continuo aggiornamento orientato al raggiungimento della qualità assistenziale. Di conseguenza si è reso necessario qualificare maggiormente anche il personale di supporto. L’ultimo decennio per la professione infermieristica è stato caratterizzato da grandi innovazioni e grandi conquiste culturali e normative sia nell’ambito della formazione che dell’esercizio professionale. L’infermiere, mantenendo la completa responsabilità di tutte le fasi del pro-cesso di assistenza infermieristica, si può avvalere nella realizzazione degli interventi assistenziali, ove necessario, degli operatori di supporto, così come prevede il D.M. 739/94.L’attribuzione di attività assistenziali agli operatori di supporto dovrebbe consentire, attraverso una previa valutazione qualitativa dell’organizzazione ed un’analisi delle attività assistenziali, di “sollevare” gli infermieri da attività improprie e da attività ad elevata standardizzazione e, di conseguenza, dovrebbe assicurareun’ottimizzazione dei tempi dell’infermiere ed un miglioramento della qualità assistenziale. In questo particolare contesto si è inserita l’istituzione della figura dell’OSS che, quindi, dovrebbe essere considerato una risorsa che consente di valorizzare le funzioni degli infermieri alla luce dell’evoluzione culturale e professionale di questi ultimi anni.La revisione della letteratura in merito all’argomento ha evidenziato che la nascita dell’OSS ha risposto a tre tipi di bisogni: soddisfare una domanda di assistenza orientata al mantenimento della persona assistita nel suo ambiente sociale; consentire l’evoluzione culturale e professionale dell’infermiere; sopperire alla carenza di personale infermieristico.In realtà, si può affermare che l’istituzione di questa figura è originata non tanto come risposta ad un bisogno “qualitativo”, quanto piuttosto ad un bisogno “quantitativo” delle organizzazioni sanitarie di arginare la carenza “ciclica” di personale infermieristico. L’orientamento attuale deve essere quello di integrare questa figura nel processo assistenziale per dare risposte al cittadino di qualità nel pieno rispetto delle competenze specifiche.
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E' ancora possibile?
Esiste ancora quel mondo e va recuperato, riportato al centro del nostro essere al mondo.
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