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martedì 3 ottobre 2023

SCRIVERE RENDE FELICI. LA SCRITTURA EMOTIVA. EMOZIONI E PAROLE DA VIVERE ASSIEME.

 


Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
 
Charles Baudelaire


LA SCRITTURA EMOTIVA



Una guida, un manuale da tenere con sè, un dizionario delle emozioni. Definitivo. Per tradurre il vissuto, le immagini, il prodotto chimico- emotivo, in noi. Per comporre il testo da restituire sulla pagina, narrare quell'alveo, l'esperito, che viviamo ma non riusciamo ad esprimere, ripercorrere. Per colmare la distanza tra la vita e il vivere. Due realtà apparentemente inconciliabili. In Emozioni e Parole troverai un percorso da fare assieme, passo dopo passo, per sentire e capire, leggere e scrivere, in un dialogo sempre attivo tra l'esperienza, in questo caso la lettura del testo e ciò che viene richiamato dalle profondità del nostro essere. Per aprire quello scrigno dimenticato, ma in noi, nel quale sono state salvate le pietre preziose che, tradotte in parole, permetteranno di creare l'autenticità della narrativa. Per sciogliere una male-dizione in una bene-dizione. Leggere rende liberi, scrivere felici. Quando avrai finito di vivere questo percorso di creazione della "scrittura emotiva" avrai capito il perchè.



Il sommario del saggio

I passi della realizzazione della scrittura emotiva, un viaggio interiore da restituire per proporre il percorso al lettore. Da fare assieme:

Premesse introduttive. 7



Premesse introduttive
 
Il mio scrivere è un percorso lungo nel quale il momento in cui mi metto alla tastiera non è che la penultima tappa prima dell'arrivo a fine corsa..
La partenza: l’esperito quotidiano.
Il passo successivo: la messa a fuoco di un senso in ciò che sto vivendo, ho vissuto, vorrei vivere.
Viene a configurarsi in me la necessità di esprimere un concetto.
Dare un nome e articolare un discorso sulla sensazione che poco prima ha dato una scossa ai miei pensieri sino ad allora tranquillamente messi in stand-by dalla tranquilla routine quotidiana e che la realtà mi propone e della quale non posso più rimandarne la comprensione.
Il concetto va a collegarsi con ricordi, vissuti, racconti, eventi, in automatico.
La memoria a questo punto elicita emozioni.
Sentimenti che sono propri dell'immaginario che il vissuto di partenza ha messo in luce.
E’ un movimento eminentemente interiore.
L’inizio e la fine di tutto in un unico momento, la terra di mezzo sarà da scoprire, il senso che noi diamo al nostro essere in gioco, un misto da scomporre e mettere in forma discorsiva, per realizzare scenari sempre più vivibili per il nostro procedere.
 
 
 
 “ Tu lo sai cosa sono i fasiani?
No. Cosa sono?
 
Uccelli. Uccelli che provano tutte le emozioni in un solo istante. Quando cantano esprimono amore e rabbia e paura e gioia e tristezza tutto insieme, mescolato in un unico suono magnifico! Quando gli capita di incontrare l’amore della loro vita sono al tempo stesso felici e tristi. Felici perché capiscono di essere di fronte all’inizio, ma tristi perché in fondo sanno che è già finita.”
 
Astrid Bergès-Frisbey
Micheal Pitt – Ian
 
Progetto che esprime la volontà di restituire storie di vita paradigmatiche in forma semplice, all'interno di un racconto interessante, che le rappresenti nel migliore e più ampio dei modi.
Un percorso proprio dell’esperienza quotidiana, un “qui e ora” che va a collegarsi con il “la e allora” che “salvo” e mi propongo di tradurre, riproporre e restituire.
Pressante in me la necessità di esprimere pienamente tutto ciò.
Inserisco la variabile del tempo, mi concedo momenti di “riflessioni”, apro in me finestre che salvano e lasciano in quiescenza il concetto che ho intravisto e che l’esperienza mi ha messo di fronte, poi entrato in me, vagando nel mio mondo interiore.
Un lento “decantare” in attesa di “vedere” le parti ben rappresentate e sempre più “chiare”.
 
La sensibilità è una condanna ma ti consente di cogliere migliaia di  colori in un viaggio in bianco e nero.
Michelangelo Da Pisa
 
Esperienza
Tutti i luoghi che ho visto,
che ho visitato,
ora so – ne sono certo:
non ci sono mai stato.
Giorgio Caproni
 
A questo punto nasce una necessità “fisiologica” di restituire, “scaricare”, in forma di parole questo vero e proprio “prodotto” che è un misto d’intellettualità, emotività razionalità, e può essere rappresentato in forma di parole, racconto, narrazione.
Mi metto allora a scrivere senza pensare inizialmente alla corretta espressione, ma ascoltando, accogliendo, accettando questo “prodotto” emozionale fatto di un concetto di partenza sottostante a tutto, ricordi, emozioni e sentimenti che danno “vitalità” al vissuto che tutto ciò ha elicitato.
 
…perch’io, che nella notte abito solo, anch’io, di notte, strusciando un cerino sul muro, accendo cauto una candela bianca nella mia mente – apro una vela timida nella tenebra, e il pennino strusciando che mi scricchiola, anch’io scrivo e riscrivo in silenzio e a lungo il pianto che mi bagna la mente….
Giorgio Caproni
Non siamo che alla metà del percorso che dovrà portarmi alla stesura finale del testo “pubblicabile”.
Collegata a questo metodo che io definisco “scrittura emotiva”, è la tecnica “citazionistica” che entrerà in aiuto nella fase di “revisione” del testo, fondamentale per definire il mio rapporto con i lettori.
Metto in campo i miei “amici elettivi”, autori che ho chiamato in soccorso nella solitudine della mia crescita, pomeriggi sconfinati in una casa di soli libri, sogno ancora in atto che non ho nessuna intenzione di interrompere..
Questo il percorso che mi porta alla tastiera.
Un ultimo passaggio sarà necessario.
Eliminare ogni mio protagonismo dal testo per far entrare in campo chi andrà a leggere le mie pagine.
Il loro quotidiano, in questo caso la “lettura” delle mie pagine, li porterà, inconsapevolmente a ripercorrere una medesima esperienza.
Le mie parole, i loro concetti, ricordi, emozioni.
Il cerchio si chiude.
Come ottenere questa “reazione” da parte di chi leggerà il mio “testo emotivo”?
Predisporre i presupposti per l’imbarco e fare assieme lo stesso viaggio?
Ognuno sul proprio spartito.
La vita è un viaggio, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina.
Agostino d’Ippona
 
Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti, al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno conserva calda la memoria della meta da cui è tornato.
Edgar Allan Poe
 
La versione finale sarà da riproporre ripulita da ogni mia presenza, protagonismo, il testo ripulito da ogni possibile “condizionamento”, il lettore non dovrà mai sentirsi condotto, in soggezione, da parte dello scrivente.
Necessario eliminare mie spiegazioni, interpretazioni, dimostrazioni di “intelligenza”, lasciando “sul terreno” solo la narrazione, il puro racconto, le emozioni, come quei disegni in cui sono presenti solo i contorni, così da lasciare il lettore libero di colorare partendo da se stesso, dal proprio immaginario interiore, le mappe emotive-concettuali rappresentate.
 
L’arte di scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole.
Henri Bergson, L’anima e il corpo (conferenza), 1912
Questo “lavorio” mi coinvolge totalmente nel corso della mia esperienza quotidiana.
Soffermarmi su concetti che fanno da “start” a tutto ciò che ho appena descritto.
La lettura è piacere e gioia di essere vivo o tristezza di essere vivo, e soprattutto è conoscenza e domande.
Roberto Bolano, 2004, (postumo)




mercoledì 27 settembre 2023

IL MIO ESORDIO NARRATIVO. Uno "scrittore per caso" & Meglio che niente Network. Caratterizzarsi e distinguersi dal resto.

 



IL MIO ESORDIO NARRATIVO RACCONTATO SU MEGLIO CHE NIENTE NETWORK

CLICCA IL PULSANTE PER ANDARE SU RADIO MEGLIO CHE NIENTE



Inizia da questo primo articolo la collaborazione con RadioMeglio di Niente.

Mi pare una buona occasione per iniziare da una presentazione dell’inizio del percorso che mi ha portato ad entrare in contatto con questa realtà che come motto ha “il sito che ti da un’opportunità”.



La scommessa del gruppo di questo network, come indicato sulla loro pagina di presentazione, è "caratterizzarsi e distinguersi dal resto".

Non tutti i giorni si sentono queste parole.

Anzi a leggerle quasi non ci credevo di tanta bellezza nella disponibilità a creare reciprocità e collaborazioni.

Ho così cliccato su CONTATTI e compilato i campi richiesti per restituire il mio entusiasmo alla proposta e opportunità.

Per cui dopo alcuni messaggi di prima conoscenza eccomi qui a raccontarvi la mia storia di “scrittore per caso”.

Iniziata con l’acquisto di un computer portatile in offerta speciale nel lontano inverno del 2012.

Tutto iniziò così…

…….

“Gian ho comprato un portatile, faccio venire giù tutto”.

Così annunciai la mia volontà di mettere in forma di racconto le mie vicende personali.

Non solo per raccontarle, ma anche per farne una strada da seguire, esperienze da proporre, da condividere, da rivivere assieme, ognuno nel suo mondo, nei suoi ricordi, sul proprio tono emotivo.

Mi misi a scrivere…

Tre pagine sui “piccoli inconsapevoli eroi del baseball”, le inviai a varie case editrici che si occupavano di sport, cultura sportiva, educazione allo sport.

Mi chiamò Fabio Mancini della G.Danna di Firenze, sito Edusport.it.

“Tommasini ci è piaciuto molto il suo modo di romanzare la realtà, ci può mandare tutto il racconto vorremmo pubblicarlo sul nostro sito come articolo del mese e avremmo intenzione di fare un Dvd sull’insegnamento del baseball nell’ora di educazione fisica nelle scuole superiori.”

Cosa avevo scritto?

Vado a rivedere la mail, “vi invio le prime tre pagine del mio racconto Piccoli inconsapevoli eroi del baseball, una quindicina di adolescenti che nel 1976 appena festeggiata la propria età entrata in doppia cifra, vengono introdotti all’arte del baseball e niente fu più come prima”.

Dimenticai di scrivere che le pagine erano sì le prime ma anche le uniche…

Il racconto era ancora tutto da scrivere..


 

 

Ma per  il sito edusport.it era richiesto tutto il racconto.

Mi ritrovai nella stessa condizione nella quale proprio negli anni narrati dovevo fare i compiti per le vacanze.

Mi misi così al lavoro.

Lo pubblicarono sul sito come articolo del mese di luglio, il primo agosto fu segnalato dalla FIBS – Federazione Italiana Baseball e Softball sul sito ufficiale federale.

Iniziarono a contattarmi vari siti, redazioni online, soprattutto baseballmania, come folgorati dal racconto.

Qualcosa rapisce, le parole vanno in profondità, chi le legge non le dimentica, anzi è come se le riscrivesse in relazione al proprio vissuto e stato emotivo”.

Mi chiamç Giovanni Colantuono da Nettuno, redattore del sito online Baseballmania.

Tommasini sei il primo che racconta il baseball così, c’è tutto nel tuo racconto, non solo il battiecorri, ci siamo tutti noi, le nostre passioni, il modo di vivere la vita e lo sport, posso pubblicarlo, parlami di te, voglio sapere di più, ti faccio un articolo di presentazione, scrivine altri, facciamo una rubrica dedicata ai racconti di Giovanni Tommasini sul baseball, sui Piccoli inconsapevoli del Tomato baseball club.”

Pochi giorni dopo il mio esordio come scrittore, per la prima volta fui definito tale.

Che sta succedendo e come mai il mio modo di narrare le mie vicende personali riproposte in una narrazione talmente intima da elicitare reazioni nel lettore anch’esse profondamente personale, che sono nella lettura tradotte in un linguaggio universale, per cui chi legge si rivede, rivive parti di se e del proprio esperito?


 

Arrivarono i primi commenti dai lettori.

 

Saranno dello stesso tenore dei commenti della mia prima correttrice di bozze, una volta raccolti tutti i racconti che in tre mesi furono da me scritti quasi compulsivamente e che, a poche settimane dalla pubblicazione sui siti che li richiesero, andranno a dare vita al mio primo libro.

Noto un comune denominatore.

Le mie parole emozionano, la mia descrizione delle realtà restituite toccano il lato emotivo, “il testo possiede la qualità propria delle opere d’arte, emoziona” così viene commentato il mio testo durante l’editing.

Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima.

George Bernard Shaw

Inizio a chiedermi come mai questo “effetto” come penso il mio scrivere?

Perché ho iniziato a scrivere, da dove è partita la spinta, la necessità di esprimere un mio vissuto, quale esigenza ha mosso la mia volontà, mi ha portato sulla tastiera febbrilmente, come se non ci fosse altra cosa da fare.

Se il mondo fosse chiaro, l’arte non esisterebbe.

Albert Camus

Ne L’ARTE DEL BASEBALL la proposta, l’esigenza, la restituzione di partenza era:

Il racconto dell’esperienza di una quindicina di bambini che partendo dai sotterranei di un parcheggio nel centro della spettacolare Sanremo, in “balia” di due personalità appassionate, visionarie, vivranno un’esperienza “adulta” in un’età ancora tenera.

La necessità di sottolineare la bellezza e profondità di un’avventura che li cambierà per sempre e insegnerà il piacere di fare bene una cosa, con passione, curiosità, senza pensare ai risultati, ma solo per poter esprimere pienamente se stessi, conoscersi meglio, crescere assieme.

L’articolazione del concetto più ampio del crescere avendo la fortuna di essere coinvolti un’avventura sproporzionata alla propria età, e il grande valore della passione, curiosità, amicizia, sana follia che porterà questi bambini a vivere un’esperienza che darà loro una formazione e impronta indelebile per tutta la loro vita.

Il ricordo dei quegli anni, luoghi, sentimenti provati, contesti, umanità, vissuti saranno i sotto concetti che hanno permesso l’articolazione e la restituzione delle storie narrate nei racconti che formano L’ARTE DEL BASEBALL.

Tra i racconti uno in particolare mi ha coinvolto totalmente ed è stato scritto coinvolgendo unicamente il mio essere emotivo.

Era già da qualche tempo che in me ridondava il concetto della “dipendenza”, il ricordo di un nostro compagno di squadra che si “bucava”, il nostro vivere questo dramma, non sapendo che fare, nascondendo la nostra sofferenza e amore nei confronti di un nostro compagno di squadra da tutti amato.

Legato al concetto di dipendenza quello della nostra impotenza, quello del nostro essere troppo piccoli di fronte ad un tema così grande, le nostre emozioni che non riuscivamo ad esprimere, dominare, vivere.

Che esplodevano nei nostri peggiori incubi, fantasie, sofferenze soffocate.

Era tutto un misto di questi “temi” e non riuscivo a capire come fare a de-scrivere, restituire tutta quest’umanità, così intensamente sentita da tutti in profondità inaccessibili.

Ero in coda al supermercato e come un lampo che squarcia il cielo e le nuvole mi si presentò il racconto. Tutti i concetti sino allora cresciuti creando solo ordigni inesplosi in me.

Fu sconvolgente e in me iniziò a piovere, tuonare, grandinare.

Arrivato in tutta fretta a casa mi misi alla tastiera piangendo e in venti minuti come travolto da una vera e propria “tempesta” scrissi il racconto….

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Ormai in gioco.

 

Mi chiedo, che fare?

Godermi questo primo inaspettato, mai progettato, impensabile sino a pochi mesi prima, libro o provare a scrivere altro, e cosa?

E come?

Tutti mi chiedono una cosa. Scrivi Cesare.

La tua storia con il bambino autistico che hai vissuto per quindici anni.

Decido di andare avanti .Rimanere in gioco.

Nasce il progetto di restituire la mia prima esperienza da educatore domiciliare.

Inizio a pormi delle domande e intravvedere il percorso già inconsapevolmente fatto nello scrivere i racconti de L’ARTE DEL BASEBALL.

La prima risposta da dare.

Nel futuro secondo libro,  SONO CESARE ….TUTTO BENE,  quale il “vissuto” da restituire?

Ripensando alla fortuna di aver vissuto il rapporto con Cesare, bambino affetto da una grave forma di autismo, nasce in me l’impellente e improrogabile necessità di rappresentare concetti molto radicati da questa esperienza estrema, ben radicati in me, ma da portare alla luce della consapevolezza.

Il primo passo diverso da quello delle prime tre pagine…

Ora inizio a progettare il percorso, sta nascendo un metodo, mettere in chiaro le basi di partenza, le radici del racconto, molto  prima di mettermi in contatto con tutto il resto, che ancora non è chiaro in me, ma in questa occasione inizio a “vedere” nella lenta costruzione del libro.

In quest’occasione non vi è più l’occasionalità, ma un vero e proprio “pensiero costruttivo”.

Una consapevolezza.

Essendo un progetto e non una casualità, inizio a capire veramente se sarà possibile propormi come scrittore o lasciar stare considerando una fortunata esperienza, il mio esordio narrativo e niente più.

Appuntare ciò che voglio esprimere a prescindere dalla storia che andrò a restituire.

L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.

Paul Klee

 

Ed eccomi qui alla tastiera a raccontarvi l’inizio del mio percorso e del perché mi definisco uno scrittore per caso.

Nei prossimi articoli i presenterò uno alla volta tutti i libri nati da quelle prime tre pagine.

Perché da quel racconto nato per caso, dieci anni dopo, nell’agosto appena passato è uscito il mio dodicesimo libro…

Qui di seguito vi propongo una presentazione scritta da Antonella Giordano durante un’intervista per l’uscita di uno dei miei libri successivi a quelle prime tre pagine…

 

Giovanni Tommasini

 

 

Ama definirsi come uno “scrittore per caso” Giovanni Tommasini. “Scrittore per caso” dal 2013, per l’esattezza. Sicuramente non è uno scrittore qualunque a giudicare dalla risonanza che hanno ottenuto tutti suoi libri le cui narrazioni seguono indistintamente le orme di tematiche sociali e civili, soprattutto in merito alla “costruzione di una relazione d’aiuto”. Per Giovanni Tommasini l’impegno sociale è una mission non casuale. Sanremese, classe 1966, dopo la laurea in scienze politiche conseguita all’università di Genova, ha dedicato la sua vita portando aiuto nei contesti più bisognosi della società. Educatore e seminarista iscritto all’albo professionale e inizialmente impegnato come collaboratore nei consultori familiari di quartiere in qualità di assistente domiciliare, dal 1994 è educatore nei centri diurni e nelle case famiglia della Cooperativa Genova Integrazione, a marchio Anffas. Le sue esperienze professionali maturate sul campo ne fanno una voce autorevole per comprendere il panorama dei mali che affliggono le tante realtà sociali del nostro tempo.

 

Nei suoi seminari, propone dibattiti e laboratori su autismo, scrittura emotiva, dipendenza da internet, cultura sportiva e nuove generazioni. È autore di diversi libri, tra i quali notevoli sono i saggi "Papà mi connetti?", "Il virus siamo noi", "Emozioni e parole. La scrittura emotiva".

Non meno importanti e intensi i testi di narrativa “Il sogno americano del Tomato Baseball Club” “La musicalità del silenzio. Il nostro autismo e quello del mondo attorno a noi”, “Una vita senza. Una storia di quotidiana resilienza”, "L’ultima lettera alla mia prima fidanzata", “Terra battuta. Essere vivi e scendere a rete, questa la felicità”.

Nell’estate del 2023 le ultime fatiche editoriali di questo prolifico autore hanno prodotto i libri “Panico ben temperato”, “Cinema e sport, 12 film indimenticabili” e “Mondo contrario”.

Tutte le proposte editoriali di questo prolifico autore sono state dallo stesso prodotte e pubblicate su Amazon.

Antonella Giordano



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domenica 13 dicembre 2020

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GIOVANNI E IL RISCATTO DELLA LETTERATURA
Nessuno sceglie quando venire al mondo.
Così come nessuno decide quando lasciarlo.
È possibile che, lungo il sentiero della propria vita, si possano raccogliere, nel cestello del proprio vissuto, tutte quelle esperienze che, una volta poste in esame sopra un tavolo al ritorno a casa, si rivelano per quella cardinalità che è tipica delle parabole, delle favole antiche e degli insegnamenti, coniati da un senso profondo del quale è impossibile scorgere il fondo?
È una domanda antica e permeante, soffusa e spietata, che intercede qualsiasi pensiero non appena lo scrivano, in qualunque parte del mondo esso si trovi, si segga sulla sua seggiola ed abbia modo di impugnare la penna.
Quanto è fattibile la misurazione del loro riverbero effettivo? La vibrazione innestata avrà una valenza a lungo gettito?
Verrà ascoltata?
Può davvero, la singola esperienza vissuta e respirata nell'intimo, protrarsi oltre la bolla dell'individuale ed andare ad influenzare concretamente il mondo altrui?
È su queste basi che, al primo acchito, il nuovo lettore si approccia a Giovanni Tommasini; perché la medesima domanda, di riflesso, se la pone soprattutto lui, cliente finale: quanto ha peso il testo che leggerò? Mi fornirà quelle soluzioni a cui tendenzialmente punto, quando attingo ad un'opera letteraria, artistica, scientifica, comunque modellata dall'uomo?
Perché è inevitabile affermarlo: l'essere umano è alla assidua ricerca del proprio simile, ovunque esso sia; in modo costante, instancabile, seguendo quel flusso spesso e non misurabile, infinito come il tempo, dettato dal suo stesso istinto recondito. E l'opera d'arte, etimologicamente ideata e gestita dalle braccia, costituisce, senza dubbio fatto, l'agente artificiale di un pensiero, di un concetto immesso dall'Altro; un canale di comunicazione espresso ed inserito nella realtà.
Una liberazione, come riterrebbe Tommasini.
Perché il cammino che ha portato l'autore al compimento della collana che reggete fra le mani, non è avvenuto in un contesto regolare e ovattato, fra muri intonacati di rosa, punteggiati da quadri con riposanti paesaggi agricoli, innanzi ad uno scrittoio di mogano orlato di bordi antiurto e la sicurezza di un paio di imposte sigillate ed un termosifone acceso: Giovanni, educatore di una casa famiglia nel primo entroterra genovese che ha vissuto la propria città fin da bambino nel suo cuore più fibroso e reale, è, a tutti gli effetti, un sopravvissuto. Intellettuale, verrebbe da aggettivare.

Nato dalla parte nascosta dell'utero, sfociò dal corpo di sua madre come una spiazzante sorpresa; “peloso” e “irrequieto”, espresse ben presto la sua impreparazione al soggiorno su questo mondo mordendo e pestando, rispondendo a tono e chiudendo con tonfi secchi i libri di scuola.
“Ingestibile!”, “Particolare!”. Le insegnanti gli affiliarono un profilo da somaro tale che permisero al padre, dirigente di banca, di mantenere, assieme alla anaffettiva madre, un trattamento esclusivo nei suoi confronti non comunque dissimile da quello che già utilizzava nei giorni buoni. E mentre la sorella stava a guardare, strane voci iniziavano a circolare sulla testa del fratello gemello...

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Il panico può essere nostro alleato, il corpo chiede di fermarsi per trovare "le parole per viverlo".
Siamo fuggiti da quella casa, quelle case, anche se i loro protagonisti continuano a dominare su noi stessi.
Si può tornare, entrare, mettersi in contatto, coraggiosamente trovare le parole per tradurre un'antica male dizione per riprendere, stavolta e per sempre, il cammino, nel sentiero della bene dizione.

„Gli dei di una volta, perso l'incanto e assunte le sembianze di potenze impersonali, escono dai loro sepolcri, aspirano a dominare sulla nostra vita e riprendono la loro lotta eterna.“ — Max Weber

L'immagine di copertina dal titolo EXP_0152.RAW è stata realizzata da Maurizio Sapia.

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Perché vivevo il tennis.
Cioè la vita vissuta, prima di esserne definitivamente rapito.
Otto campi da tennis, un salice piangente che ti accoglieva all’uscita del bar di fronte ai due campi centrali, sempre pronto ad accogliere chi avesse bisogno di una pausa dal sole e dalle fatiche che quella terra rossa pretendeva... il paradiso terrestre ai miei piedi.

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In TERRA BATTUTA il tennis viene ad assumere il tono di una allegoria e un inno alla vita.

Lo sfondo e il pre testo sul quale narrare una storia di vita apparentemente ingiocabile, all'interno della quale cercare, trovare e aprire, quello scrigno in cui sono custoditi i momenti migliori vissuti, alle volte dimenticati, ma sempre in noi.

Sogni, miti, passioni, nel ricordo delle imprese degli eroi di questo meraviglioso sport e dei suoi due più mirabili cantori.

Impronte preziose da portare alla consapevolezza,

Per far risplendere, in tutti noi, quella luce che ha permesso di credere che la vita si può giocare, scendendo a rete, con la voglia di affrontare la realtà che l'Altro ci riproporrà nella risposta al nostro servizio di rimessa in gioco.



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Un muro bianco, di fronte a me un bambino bellissimo con un bacchetta da direttore d'orchestra in mano, perso nel silenzio, in una melodia che solo lui percepiva.
Ai piedi del suo letto, di fronte a me le sue gesta per incoraggiare chi non seguiva la sua direzione, e sgridare chi stonava e non lo capiva, l'aria era offesa dalle sue sferzate per rendere la sinfonia sempre più coinvolgente.
Un'esperienza rara come una ferita, stavo iniziando a percepire la musicalità di quel silenzio, fecondato dalla sua disperata voglia di essere un unica cosa con quello spazio e quel tempo.
Questo bambino bellissimo...
Impegnarsi, perdersi nella musicalità del silenzio falciato dalle sue stilettate, i suoi movimenti nell’aria dolci e, improvvisamente, violenti. La sua “bacchetta magica”.
Non stavo male.
Non subivo il dramma dell’incapacità di vivere “normalmente”. Accettavo con amore l’'essere' di Cesare. Mi sentivo naturalmente vicino a lui.
Quelle ore le vivevo totalmente.
Mi sentivo fortunato: guardavo lui, vedevo me. Anche a me non era mai importato altro.

Ognuno il suo mondo.

Ma il problema era proprio come stare al mondo, visto che ci era stato insegnato un unico modo: la sopravvivenza con tutto ciò che ci sta intorno.

E il resto?
Eravamo noi.