Storie di vita vissuta in relazione con l'Altro e la realtà.
Due piattaforme social sempre meno frequentate.
Per tornare a vivere nella dimensione del NOI.
Una vita in 800 pagine. Tutti i libri di Giovanni Tommasini nella raccolta Pagine d'amore per mio figlio. Una antologia necessaria. Per vivere sempre meglio le due piattaforme social che pare stiano diventando sempre meno frequentate. L'Altro e la Realtà. Questi i testi inseriti in questa collana: - Il sogno Americano del Tomato Baseball Club. Piccoli inconsapevoli eroi del baseball. - La musicalità del silenzio. Il nostro autismo e quello del mondo attorno a noi. - Emozioni e Parole. La scrittura emotiva. Leggere rende liberi, scrivere felici. - Una vita senza. Una storia di quotidiana resilienza. - L'Ultima lettera alla mia prima fidanzata. - Papà mi connetti. La perenne connessione e il futuro delle nuove generazioni. - Terra battura. Essere vivi e scendere a rete. Questa la felicità. - Panico ben temperato. - Il virus siamo noi. Riflessioni in quarantena.
Viviamo in un mondo sempre più veloce e stressante, dove è facile perdere l'equilibrio tra corpo e mente. Tuttavia, è proprio in questo contesto che diventa fondamentale prendersi cura di sé e trovare un'armonia interiore.
Questo libro vuole essere un compagno di viaggio per chi cerca di migliorare la propria salute fisica e mentale, e di trovare una maggiore serenità nella vita quotidiana. Attraverso esercizi pratici e semplici, il lettore potrà scoprire come coltivare la mindfulness, ridurre lo stress e migliorare la propria autostima.
Gli esercizi proposti in questo libro sono stati scelti per la loro efficacia e facilità di applicazione, e sono adatti a persone di tutte le età e livelli di esperienza. Spero che possano essere di aiuto per trovare un maggiore equilibrio e serenità nella vita, e per scoprire la gioia di vivere in armonia con se stessi e con il mondo intorno.
Come vivere consapevolmente, neutralizzare, i prodromi del panico.
Ci sono in noi esperienze passate che se non recuperate vanno in automatico ad alimentare tutto ciò da cui siamo scappati.
Sentimenti, percezioni, sensazioni, i ricordi che scorrono alla velocità della luce, così come altrettanto acuta è la sofferenza vissuta, accumulata e che ha attanagliato per decenni.
Lo stile è scorrevole, poetico e altrettanto intenso.
Ogni parola ed espressione sono accuratamente ricercate, proprio come avrebbe fatto un Pittore per trovare la tonalità più adatta per rappresentare ogni minimo dettaglio del quadro che avrebbe realizzato: un quadro triste anche se, paradossalmente, di una bellezza struggente.
Il linguaggio, come in ogni produzione letteraria di Giovanni Tommasini, Autore di Panico ben temperato, è armonico e al tempo stesso accompagnato da una profondità di pensiero, capacità di analisi e da altrettanta emotività che lui cerca a volte di tenere a bada e altre la lascia straripare dagli argini mentre la sua mente si immerge completamente nei ricordi: il tutto e il nulla, la perfezione e l’inferno, la gioia e la più atroce sofferenza, tutto e il contrario di tutto è il cocktail di cui si è nutrito e che ha rappresentato la sua infanzia e adolescenza – terrificante e straordinariamente attraente... una droga tossica di cui liberarsi e senza la quale non si poteva, tuttavia, vivere.
C’è una risposta a tutte le nostre domande e soprattutto a quella legata al ‘Perché’ di tanta sofferenza, delle tante botte e violenze subite proprio da chi avrebbe dovuto proteggerci, difenderci e amarci?
Probabilmente no.
Ognuno ha fatto ciò che era in grado di fare.
Se fosse stato capace di fare di meglio, di amare se stesso e proiettare altrettanto amore sui figli, di tenere a bada i proprio demoni interiori lo avrebbe fatto.
L’Amore, i sogni, le delusioni, la ricerca di se stessi e, soprattutto, il recupero di se stessi che porti a vivere una Vita degna di essere definita tale, sono i temi predominanti di questo memoir di Giovanni Tommasini.
Contemporaneamente, la presa di coscienza e il fare i conti con la propria emotività e sensibilità diventano strumento di liberazione e guarigione da un passato sofferto e che non permetteva di ‘prendere il volo’ e di godere appieno delle bellezze della Vita.
Panico ben temperato è un libro stupendo la cui lettura consiglio a tutti, scritto da un Autore ed Educatore in grado di rapportarsi con il pubblico di lettori, così come con ogni suo interlocutore, grazie a una profondità di pensiero, estrema sensibilità e immensa empatia per l’altrui sofferenza.
Postfazione di Maria Teresa De Donato, Autrice, Giornalista freelance, Dottoressa in Salute Olistica.
IL 4 GIUGNO 2024 SARA' RICORDATO PER LA PRIMA VOLTA DI UN ITALIANO NUMERO UNO NELLA CLASSIFICA MONDIALE ATP DI TENNIS. AVEVO SCRITTO CHE SINNER NON E' SOLO TENNIS. LEGGENDO L'ARTICOLO CAPIRETE ANCHE IL PERCHE'.
abbiamo anche vinto la COPPA DAVIS, ANCHE E SOPRATTUTTO GRAZIE A...
SINNER
APPRODA ALLA FINALE DELLE FINALS ATP 2022 DI TORINO
Sinner scriverà pagine importanti e indimenticabili nel #libro della storia del #tennis.
Non è solo tennis, ma una "parabola" sportiva e esistenziale da restituire alle nuove generazioni.
Impegno, sacrificio, fatica, coraggio, scelte da sostenere nella consapevolezza di averle fatte per affrontare meglio il futuro.
Lo sguardo sempre rivolto in avanti, senza farsi distrarre dalle inevitabili critiche, forti della fiducia di avere in mano il timone del proprio destino.
Tutto ciò sta dimostrando questo campione.
Nella vita si può essere padroni e autori del proprio cammino, a prescindere dai risultati, credendoci sempre.
Sinner ha abbattuto per la TERZA volta in poche settimane il muro di gomma chiamato Medvedev.
Finalmente. Ha vinto il decimo torneo ATP.
Ed è solo all'inizio della sua carriera sportiva.
Riscriverà la storia del tennis italiano, anche se ha dichiarato che a lui importa la sua di storia, e va rispettato e capito in questo.
Ha già sconfitto più volte il predestinato.
Il futuro sarà nelle loro corde.
Sinner ha battuto per la quarta volta Alcaraz.
E' diventato il quarto al mondo nel massimo circuito professionistico del tennis, conduce quattro match a tre sul fenomeno spagnolo, già numero uno al mondo, il più giovane di sempre sulla vetta della classifica ATP.
Com'è arrivato a questi risultati storici il tennista altoatesino?
Se ripercorriamo la carriera degli ultimi anni, dal suo esordio nel circuito professionistico ad oggi, è possibile delineare alcune caratteristiche che andrebbero restituite e proposte in tutte le scuole, a chi si sta ponendo domande su come riuscire a diventare autore del proprio destino, e a chi si sta affacciando alla vita, prima di esserne per sempre rapito.
SINNER HA FATTO DELLE SCELTE, PERSONALI, E LE HA PERSEGUITE.
Scegliere non è semplice, gratis, e soprattutto è faticoso.
Immaginarsi un percorso, creare un progetto e porsi degli obiettivi da raggiungere.
Nel circuito ATP tutti si approcciano in questo modo, ognuno scegliendo il proprio percorso, intraprendendo un cammino, accettandone la fatica, nel tentativo di raggiungere risultati.
E' possibile trarre insegnamenti preziosi dall'esempio che ogni giorno, ogni partita, ogni torneo perso e vinto, campioni quali Sinner, Alcaraz, e tutti coloro che intraprendono una carriera professionistica, esprimono con il loro incedere per proporsi nell'agonismo quotidiano.
Come se avessero inizialmente risolto e risposto definitivamente ad una domanda madre?
Ho talento, posso conseguire risultati, cosa faccio?
Non scelgo nulla, e mi tengo la sicurezza che nulla raggiungerò, o mi metto in gioco, in crisi, accettando e vivendo la fatica del disequilibrio, il dubbio di non riuscire, le sconfitte di gran lunga superiori alle vittorie, ma scelgo di provarci?
Perché nella vita la differenza la fa l'intenzione, la disponibilità a stare in più possibile nel dubbio, a vivere l'incertezza come una possibilità di arricchimento, crescita, scoperta, di se stessi e delle possibilità che la vita, la realtà, propone nel nostro incedere quotidiano.
Sinner ha scelto di mettersi in crisi, di non accontentarsi di una carriera sicura tra i primi 20 al mondo, di immaginare, creare in sè il percorso più difficile, come riuscire ad abbattere muri in successione.
"Voglio riuscire a battere i top ten" un giorno disse, rendendosi conto che era sulla soglia dei primi dieci al mondo e se rimaneva a fare sempre le stesse cose non sarebbe mai riuscito ad entrare nell'olimpo dello sport che gli stava dando delle possibilità.
Ha fatto delle scelte, coraggiose, criticate da molti, ma convinto che almeno avrebbe avuto il ricordo di averle fatte, averci provato, a prescindere dall'incertezza dei risultati.
Mettendo sul piatto, oltre che la disponibilità a creare disequilibri, a mettersi in crisi appunto, anche un altra qualità fondamentale per sperare di riuscire nei propri intenti.
Una linea, un filo, da tenere sempre presente, una rotta da avere di fronte, come un orizzonte da perseguire, prendere, con il timone ben fermo tre le proprie mani, a prescindere dalle cadute, rialzandosi ogni volta con il pensiero del percorso da perseguire.
Ed eccoci qui.
Il secondo italiano nella storia a essere al numero quattro del mondo.
Sicuramente una tappa di un personale Tour de France, con un arrivo finale ancora molto lontano, vista la giovane età.
IL GASLIGHTING, NEUROMARKETING, NEUROIMAGING ELETTORALE
analizzato e declinato in ogni sua forma e proposizione.
Perché prima di scegliere è una buona idea capire.
Per dare il voto nella piena consapevolezza di ciò che si
sta compiendo.
Un Salvini ostaggio dei sondaggi avversi chiede di fare un
miracolo elettorale a Vannacci.
Guarda Vannacci ma vede con grande nostalgia la
"bestia" di Morisi.
Una domanda è lecita per arrivare ad una veritiera analisi
di una scelta elettorale da parte nostra.
Cosa ci insegna la realtà che stiamo vivendo?
Una scelta, quella di Salvini che rivela e insegna, che
appare più che altro dettata dalla disperazione dello spettro di un naufragio
dei consensi.
Da dove ne veniamo?
Quando la realtà nel cosiddetto “qui e ora” appare
incomprensibile, è una buona idea andare a riavvolgere il nastro della storia
per trovare il bandolo della matassa.
Sono allora andato a rileggere tre articoli scritti per non
sentirmi morire.
Rendono l’evidenza della “panna montata” online determinata dal
neuromarketing, nueroimaging, e gaslighting, dell’allora “bestia” ormai
inacidita e da buttare via.
Perché capire le dinamiche dell’allora successo elettorale
assolutamente “fake”, aiuta a dare un senso a questa disperata richiesta di
aiuto ad un generale dell’esercito, visto come fosse un curatore fallimentare
di una probabile e sonora sconfitta elettorale.
Sul campo della desertificazione relazionale, culturale,
emotiva e umana, determinata dalla perenne connessione pare siano rimaste solo
due dinamiche.
Voyerismo e esibizionismo.
E su queste due “piattaforme” si muove la campagna
elettorale.
Una penosa codificazione dell’ovvio che si fa cultura sui
social.
La storia degli ultimi governi dal Conte 1 ad oggi è
maestra.
Ma pare non ci siano scolari e questo libretto ha la
velleità di dare un senso a questi ultimi anni di "follia social".
Dai sondaggi che lo davano al 40%, in quel fatidico agosto
2019 del "papeete" che determinò la fine del "Conte 1", a
quelli che non lo danno neanche in doppia cifra per le prossime elezioni
europee di giugno 2024.
Tutto ciò in poco meno di cinque anni.
Salvini si mette nelle mani di un generale che ha avuto
negli ultimi mesi un'esplosione eclatante e clamorosa dal punto di vista della
visibilità mediatica dettata dal successo editoriale dei suoi libri.
Per capire a che punto siamo è una buona prassi andare a
rivivere da dove arriviamo.
Quando avrete finito di leggere questo breve
"trattato" di analisi delle dinamiche di neuromarketing a fini
elettorali, avrete capito il perché di questa necessaria ricerca di
consapevolezza.
Il "capitano" chiede al generale di raccogliere
gli stracci per farne una coperta che i sondaggi danno, ad oggi, ormai
inesistente.
Nella ricerca di quel overloading social che gli permise di
pensare di avere un'onnipotenza tale da mettere in atto una
"opposizione" interna al governo nel quale ne era il Ministro degli
Interni.
La vera storia della costruzione di una relazione d'aiuto, ritenuta impossibile da realizzare, tra un #bambino #autistico e un educatore alla sua prima esperienza di "assistenza domiciliare". La scoperta che la disabilità è una realtà, oltre che soggettiva, soprattutto di sistema. Una famiglia angosciata dal "dopo di noi" e la difficoltà da parte di chi si chiede come dare aiuto, di scegliere le parole e lo stile relazionale per dare un tangibile e onesto contributo nel rispetto degli equilibri creati nel tempo all'interno del "sistema #famiglia". La ricerca di sentire assieme la "musicalità del silenzio", il tentativo di capire, imparare, vivere il mondo di un bellissimo bambino che all'interno dello "spettro autistico" esprime una vitalità da accogliere, a cui dare attenzione e ascolto. In questo diario si potrà vivere assieme all'educatore che ricorda i quindici anni di affidamento educativo, i reciproci cambiamenti e la crescita dei protagonisti di una storia che era stata presentata come impossibile da vivere e costruire.
Sinner non è solo tennis, ma una "parabola" sportiva e esistenziale da restituire alle nuove generazioni.
Impegno, sacrificio, fatica, coraggio, scelte da sostenere nella consapevolezza di averle fatte per affrontare meglio il futuro.
Lo sguardo sempre rivolto in avanti, senza farsi distrarre dalle inevitabili critiche, forti della fiducia di avere in mano il timone del proprio destino.
Tutto ciò sta dimostrando questo campione.
Nella vita si può essere padroni e autori del proprio cammino, a prescindere dai risultati, credendoci sempre.
Ed è solo all'inizio della sua carriera sportiva.
Riscriverà la storia del tennis italiano, anche se ha dichiarato che a lui importa la sua di storia, e va rispettato e capito in questo.
Ha già sconfitto più volte il predestinato.
Alcaraz.
Il futuro sarà nelle loro corde.
E' diventato il numero due del mondo nel massimo circuito professionistico del tennis.
L'unico italiano nella storia.
Com'è arrivato a questi risultati storici il tennista altoatesino?
Se ripercorriamo la carriera degli ultimi anni, dal suo esordio nel circuito professionistico ad oggi, è possibile delineare alcune caratteristiche che andrebbero restituite e proposte in tutte le scuole, a chi si sta ponendo domande su come riuscire a diventare autori del proprio destino, e a chi si sta affacciando alla vita, prima di esserne per sempre rapito.
SINNER HA FATTO DELLE SCELTE, PERSONALI, E LE HA PERSEGUITE.
Scegliere non è semplice, gratis, e soprattutto è faticoso.
Immaginarsi un percorso, creare un progetto e porsi degli obiettivi da raggiungere.
Nel circuito ATP tutti si approcciano in questo modo, ognuno scegliendo il proprio percorso, intraprendendo un cammino, accettandone la fatica, nel tentativo di raggiungere risultati.
E' possibile trarre insegnamenti preziosi dall'esempio che ogni giorno, ogni partita, ogni torneo perso e vinto, da campioni quali Sinner, Alcaraz, e tutti coloro che intraprendono una carriera professionistica, esprimondo con il loro incedere la voglia di vivere nell'agone dell'agonismo quotidiano.
Come se avessero inizialmente risolto e risposto definitivamente ad una domanda madre?
Ho talento, posso conseguire risultati, cosa faccio?
Non scelgo nulla, e mi tengo la sicurezza che nulla raggiungerò, o mi metto in gioco, in crisi, accettando e vivendo la fatica del disequilibrio, il dubbio di non riuscire, le iniziali sconfitte di gran lunga superiori alle vittorie, ma scelgo di provarci?
Perché nella vita la differenza la fa l'intenzione, la disponibilità a stare il più possibile nel dubbio, a vivere l'incertezza come una possibilità di arricchimento, crescita, scoperta, di se stessi e delle possibilità che la vita, la realtà, propone nel nostro incedere quotidiano.
Sinner ha scelto di mettersi in crisi, di non accontentarsi di una carriera sicura tra i primi 30, 20, al mondo, di immaginare, creare in sè il percorso più difficile, come riuscire ad abbattere muri in successione.
"Voglio riuscire a battere i top ten" un giorno disse, rendendosi conto che era sulla soglia dei primi dieci al mondo e se rimaneva a fare sempre le stesse cose non sarebbe mai riuscito ad entrare nell'olimpo dello sport che gli stava dando delle possibilità.
Ha fatto delle scelte, coraggiose, criticate da molti, ma convinto che almeno avrebbe avuto il ricordo di averle fatte, averci provato, a prescindere dall'incertezza dei risultati.
Mettendo sul piatto, oltre che la disponibilità a creare disequilibri, a mettersi in crisi appunto, anche un altra qualità fondamentale per sperare di riuscire nei propri intenti.
La consistenza a prescindere dalle contingenze.
Una linea, un filo, da tenere sempre presente, una rotta da avere di fronte, come un orizzonte da perseguire, prendere, con il timone ben fermo tre le proprie mani, a prescindere dalle cadute, rialzandosi ogni volta con il pensiero del percorso da perseguire.
Tappe di un personale Tour de France, con un arrivo finale ancora molto lontano, vista la giovane età.
Sinner esprime la pedagogia del "viaggio dell'eroe" che Vogler ha ben spiegato.
Un canovaccio novecentesco che pare ormai dimenticato, ognuno di noi, genitori e figli, persi in uno schermo di un device.
La disponibilità a rimanere in gioco, a frequentare due piattaforme social ormai senza più follower.
L'Altro e la Realtà.
L'avversario è la pallina che ti ritorna.
Uno slancio rischioso, faticoso, affascinante.
La possibilità di toccare con mano e vivere la felicità.
L'avversario, l'Altro, la pallina, la Realtà.
Due prospettive, due altrove, da rispettare e amare, nella misura in cui altro non sono che le vie maestre per realizzare se stessi.
Per essere, nelle sconfitte e nelle vittorie, gli autori e i padroni del proprio destino.
"Si può iniziare in ogni momento una nuova vita, come fosse la prima volta, e rinascere ad ogni lancio di pallina per riproporsi e andare a vivere ogni volta un sogno diverso.
In TERRA BATTUTA il tennis viene ad assumere il tono di una allegoria e un inno alla vita.
Lo sfondo e il pre testo sul quale narrare una storia di vita apparentemente ingiocabile, all'interno della quale cercare, trovare e aprire, quello scrigno in cui sono custoditi i momenti migliori vissuti, alle volte dimenticati, ma sempre in noi.
Sogni, miti, passioni, nel ricordo delle imprese degli eroi di questo meraviglioso sport e dei suoi due più mirabili cantori.
Impronte preziose da portare alla consapevolezza.
Per far risplendere, in tutti noi, quella luce che ha permesso di credere che la vita si possa giocare, scendendo a rete, con la voglia di affrontare la realtà che l'Altro ci riproporrà nella risposta al nostro servizio di rimessa in gioco.
"Si può iniziare in ogni momento una nuova vita, come fosse la prima volta, e rinascere ad ogni lancio di pallina per riproporsi e andare a vivere ogni volta un sogno diverso.
Confrontarsi, lottare, a prescindere dal risultato finale.
Dare il meglio per sperimentare diversi modi di affrontare il
gioco, e ogni volta uscire dal campo con qualcosa in più, occhi diversi, respiro approfondito, con la voglia di andare a riproporsi e rimettersi a repentaglio.
John fu il primo a trasmettermi, attraverso le sue gesta e la singola espressione del suo tennis, la visione della vita che lo caratterizzava; uno sguardo cocciuto sul futuro, perché un’altra vita era possibile."
Questa mattina alle ore 8,10 ora italiana, si è "switchato" verso una nuova era del tennis moderno.
Jannik Sinner ha battuto il RE, senza lasciare una possibilità di break point in 4 set.
Il muro serbo sta mostrando crepe, da cui passa una luce nuova. Quella delle nuove generazioni.
A Wimbledon in finale accecato al quinto set da Alcaraz, oggi agli Australian Open in semifinale dalla luce riflessa da una neve cristallina altoatesina.
Ripropongo un articolo scritto pochi mesi fa, quando Sinner ha iniziato raccogliere i frutti della sua parabola sportiva e di vita.
Non è solo tennis, ma una "parabola" sportiva e esistenziale da restituire alle nuove generazioni.
Impegno, sacrificio, fatica, coraggio, scelte da sostenere nella consapevolezza di averle fatte per affrontare meglio il futuro.
Lo sguardo sempre rivolto in avanti, senza farsi distrarre dalle inevitabili critiche, forti della fiducia di avere in mano il timone del proprio destino.
Tutto ciò sta dimostrando questo campione.
Nella vita si può essere padroni e autori del proprio cammino, a prescindere dai risultati, credendoci sempre.
Sinner ha abbattuto per la TERZA volta in poche settimane il muro di gomma chiamato Medvedev.
Finalmente. Ha vinto il decimo torneo ATP.
Ed è solo all'inizio della sua carriera sportiva.
Riscriverà la storia del tennis italiano, anche se ha dichiarato che a lui importa la sua di storia, e va rispettato e capito in questo.
Ha già sconfitto più volte il predestinato.
Il futuro sarà nelle loro corde.
Sinner ha battuto per la quarta volta Alcaraz.
E' diventato il quarto al mondo nel massimo circuito professionistico del tennis, conduce quattro match a tre sul fenomeno spagnolo, già numero uno al mondo, il più giovane di sempre sulla vetta della classifica ATP.
Com'è arrivato a questi risultati storici il tennista altoatesino?
Se ripercorriamo la carriera degli ultimi anni, dal suo esordio nel circuito professionistico ad oggi, è possibile delineare alcune caratteristiche che andrebbero restituite e proposte in tutte le scuole, a chi si sta ponendo domande su come riuscire a diventare autore del proprio destino, e a chi si sta affacciando alla vita, prima di esserne per sempre rapito.
SINNER HA FATTO DELLE SCELTE, PERSONALI, E LE HA PERSEGUITE.
Scegliere non è semplice, gratis, e soprattutto è faticoso.
Immaginarsi un percorso, creare un progetto e porsi degli obiettivi da raggiungere.
Nel circuito ATP tutti si approcciano in questo modo, ognuno scegliendo il proprio percorso, intraprendendo un cammino, accettandone la fatica, nel tentativo di raggiungere risultati.
E' possibile trarre insegnamenti preziosi dall'esempio che ogni giorno, ogni partita, ogni torneo perso e vinto, campioni quali Sinner, Alcaraz, e tutti coloro che intraprendono una carriera professionistica, esprimono con il loro incedere per proporsi nell'agonismo quotidiano.
Come se avessero inizialmente risolto e risposto definitivamente ad una domanda madre?
Ho talento, posso conseguire risultati, cosa faccio?
Non scelgo nulla, e mi tengo la sicurezza che nulla raggiungerò, o mi metto in gioco, in crisi, accettando e vivendo la fatica del disequilibrio, il dubbio di non riuscire, le sconfitte di gran lunga superiori alle vittorie, ma scelgo di provarci?
Perché nella vita la differenza la fa l'intenzione, la disponibilità a stare in più possibile nel dubbio, a vivere l'incertezza come una possibilità di arricchimento, crescita, scoperta, di se stessi e delle possibilità che la vita, la realtà, propone nel nostro incedere quotidiano.
LA COLLANA PAGINE D'AMORE PER MIO FIGLIO SU AMAZON
TUTTI I LIBRI DI GIOVANNI TOMMASINI
Sinner ha scelto di mettersi in crisi, di non accontentarsi di una carriera sicura tra i primi 30 al mondo, di immaginare, creare in sè il percorso più difficile, come riuscire ad abbattere muri in successione.
"Voglio riuscire a battere i top ten" un giorno disse, rendendosi conto che era sulla soglia dei primi dieci al mondo e se rimaneva a fare sempre le stesse cose non sarebbe mai riuscito ad entrare nell'olimpo dello sport che gli stava dando delle possibilità.
Ha fatto delle scelte, coraggiose, criticate da molti, ma convinto che almeno avrebbe avuto il ricordo di averle fatte, averci provato, a prescindere dall'incertezza dei risultati.
Mettendo sul piatto, oltre che la disponibilità a creare disequilibri, a mettersi in crisi appunto, anche un altra qualità fondamentale per sperare di riuscire nei propri intenti.
La consistenza a prescindere dalle contingenze.
Una linea, un filo, da tenere sempre presente, una rotta da avere di fronte, come un orizzonte da perseguire, prendere, con il timone ben fermo tre le proprie mani, a prescindere dalle cadute, rialzandosi ogni volta con il pensiero del percorso da perseguire.
Ed eccoci qui.
Il secondo italiano nella storia a essere al numero quattro del mondo.
Sicuramente una tappa di un personale Tour de France, con un arrivo finale ancora molto lontano, vista la giovane età.
Sinner esprime la pedagogia del "viaggio dell'eroe" che Vogler ha ben spiegato.
Un canovaccio novecentesco che pare ormai dimenticato, ognuno di noi, genitori e figli, persi in uno schermo di un device.
La disponibilità a rimanere in gioco, a frequentare due piattaforme social ormai senza più follower.
L'Altro e la Realtà.
Essere vivi e scendere a rete.
Uno slancio rischioso, faticoso, affascinante.
La possibilità di toccare con mano e vivere la felicità.
L'avversario, l'Altro, la pallina, la Realtà.
Due prospettive, due altrove, da rispettare e amare, nella misura in cui altro non sono che le vie maestre per realizzare se stessi.
Per essere, nelle sconfitte e nelle vittorie, gli autori e i padroni del proprio destino.
"Si può iniziare in ogni momento una nuova vita, come fosse la prima volta, e rinascere ad ogni lancio di pallina per riproporsi e andare a vivere ogni volta un sogno diverso.
Confrontarsi, lottare, a prescindere dal risultato finale.
Dare il meglio per sperimentare diversi modi di affrontare il
gioco,
e ogni volta uscire dal campo con qualcosa in più, occhi diversi, respiro approfondito, con la voglia di andare a riproporsi e rimettersi a repentaglio".