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INTRODUZIONE ALL'OPERA
Una domanda di mio figlio, in un giorno qualunque, ha squarciato quel velo di inconsapevolezza che aleggiava dentro di me e ho improvvisamente sentito crescere, nel tempo, una nuova paura: che i nostri ragazzi rimanessero intrappolati nelle maglie del web. Colto da ridde di interrogativi, sono giunto a chiedermi se, ogni volta che si connettono in rete, rischiano di scollegarsi dalla realtà... Così è nato questo libro. Pensieri e interrogativi sui Millennials: lo scritto di un padre preoccupato. Un confronto fra gli adolescenti degli anni Ottanta, la prima generazione senza guerra, e i figli di oggi, cresciuti davanti a uno schermo. In ogni pagina, traccio un percorso che riporti lo sguardo dei ragazzi sulla magia del mondo interiore. Che cosa sarà di loro se, come appare ormai evidente, crescono dimenticando la fecondante funzione dell’altro, così fondamentale per la costruzione del sé e della realtà circostante? Il mio invito alla riflessione vuole essere un punto di partenza. Ognuno sceglierà su quale aspetto porre l’accento. Come sul web, infatti, anche nella realtà è possibile fare un doppio click sulle parole e intraprendere un percorso per dischiudere nuovi orizzonti. In una ricerca ostinata della relazione autentica, ancorata a ricordi spazio-temporali, si muove il mio invito a realizzare una visione progettuale della vita. Fuori dal labirinto del web ci sono sguardi e parole che ci aspettano. Dobbiamo solo alzare gli occhi e ascoltare.
TEST IN APPENDICE PER VALUTARE LA DIPENDENZA DA INTERNET.
TUTTI I LIBRI E GLI EBOOKS DI GIOVANNI TOMMASINI
INCIPIT
Eravamo a pranzo sulla bellissima terrazza di una trattoria in
campagna, fra le alture di Genova. La natura attorno a noi e il mare di fronte.
Tutto sembrava solo da godere e ammirare.
Mio figlio, cinque anni appena compiuti, rivolgendosi a me, con
aria supplicante, disse:
«Papà, mi connetti?».
Ci vollero diverse domande prima di capire cosa intendesse. In
attesa di iniziare la prima elementare, era con i suoi genitori, in mezzo alla
natura e con il mare negli occhi. Cosa poteva desiderare di più?
Mentre mi sentivo in pieno contatto con tutte le espressioni del
mondo, qualcosa, evidentemente, mancava a mio figlio per percepirsi
completamente immerso nella realtà.
Aveva bisogno della connessione.
Ho intuito, allora, quello che ho compreso appieno poi. Stava
nascendo una nuova visione della vita, basata sul sentire degli adolescenti ai
tempi del post superfluo: niente è più necessario. Tutto è
raggiungibile. A qualsiasi età.
Le domande piene di curiosità che i bambini facevano, sino a
pochi anni fa, ora sono a portata di click. Il papà eroe, con le sue risposte
formative, non serve più.
Basta chiedere a Google.
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I nostri figli, cresciuti con un video di fronte e noi
dall’altra parte, non riescono a fare a meno del web. Siamo spettatori passivi
di una nuova realtà, da noi difficile da comprendere e accettare in quanto
genitori nati nel secolo scorso. Se non ci sforziamo, però, di trovare un punto
d’incontro, rischiamo di perdere la connessione con una generazione che sceglie
modelli e miti dai nuovi media.
Quella terrazza, così incantevole, sospesa tra mare e monti, per
i ragazzi di oggi non è altro che un posto come un altro dal quale connettersi,
incollarsi a un video e perdersi in un virtuale privo di riferimenti
spazio-temporali. La realtà nella quale noi genitori, immigrati digitali e
figli degli anni precedenti siamo cresciuti, è stata soppiantata da un mondo
che isola e annulla i contatti.
Che cosa fare? Quale futuro ci attende? Quale risposta dare al
figlio che chiede di essere connesso?
Appare necessaria una riflessione profonda sulla deriva online
che ci ha travolti.
E quel giorno, una risposta l’ho trovata. Ho guardato
l’orizzonte, alle spalle del mio bambino, con un solo pensiero: riprendiamoci
la vita dei nostri ragazzi.
Questa breve trattazione nasce come lettera di un padre molto
preoccupato proprio per le relazioni, per lo più digitali, del figlio.
Cercherò di sostenere e argomentare la necessità delle relazioni da tripla AAA
anche per i rapporti umani. Non parlo di parametri astratti, ma di peculiarità
da corrispondere reciprocamente:
ACCOGLIENZA, ATTENZIONE, ASCOLTO.
Tre gambe di un tavolo relazionale fondamentali, in egual
misura, affinché la struttura si sostenga. Basta che manchi una delle
caratteristiche, per compromettere la relazione e far decadere la possibilità
di entrare in contatto con sé stessi e con l’altro.
Oggi più che mai, infatti, c’è l’esigenza di riprendere a
valutare, proporre ed esigere una reciprocità dei legami. Ogni settore della
vita quotidiana si basa sulla richiesta e sulla verifica di questo schema.
Prima di entrare in relazione con un altro soggetto, infatti,
l’unico modo di conoscerne l’affidabilità è chiedere una valutazione. I
partecipanti alle contrattazioni economiche vagliano sempre il rating
del contraente, la sua stabilità e il suo valore. Non sono solo le società e le
banche ad adottare questo sistema di verifica. Ognuno di noi, prima di
impegnarsi in un rapporto, analizza alcuni dati. Sono fasi necessarie, per
stabilire una relazione da tripla AAA.
Prendiamo in considerazione il mondo della finanza. Prima di
impegnarsi in un’avventura con un altro soggetto, qualunque ente compie
un’analisi approfondita basata su: la relazione (Accoglienza), la raccolta di
informazioni e lo studio del materiale collezionato (Attenzione).
I manager, poi, si incontrano e indicono riunioni (Ascolto). Al
termine esprimono un giudizio sull’affidabilità del soggetto (l’altro). Il
livello di rischio previsto per la relazione appena instaurata è definito con
un voto espresso in lettere. Procedendo così, per gradi, chi richiede la
valutazione arriva alla decisione finale e stabilisce se entrare in gioco e
investire risorse.
Le relazioni sociali possono essere considerate con gli stessi
parametri. Le tre AAA rappresentano una serie di atteggiamenti che, se
assicurati in maniera costante, accrescono la qualità di ogni rapporto umano.
L’Accoglienza, l’Attenzione e l’Ascolto sono fondamentali per
riportare le nuove generazioni offline e convincerle a togliere lo sguardo
dallo schermo.
La rivelazione di un mondo emozionale, in cui il contatto con
l’altro rappresenta un regalo, è l’unica speranza per restituire valore alla
vita e ai rapporti interpersonali.
Scrivo questi pensieri, quindi, alla pari di un appello a mio
figlio affinché inverta la rotta e riemerga da una caverna che non è più quella
del mito di Platone[1],
ma il buio e solitario antro del mondo virtuale. Mi auguro che ricominci a
immergersi, attraverso tutti e cinque i sensi, nella realtà che noi figli degli
anni pre-connessione abbiamo vissuto, per fortuna, appieno.
ACCOGLIENZA.
LA
CURIOSITÀ DI CONOSCERE
Ascoltare senza
pregiudizi o distrazioni
è il più grande dono che puoi fare a un’altra persona.
Denis Waitley
L’Accoglienza è una predisposizione esistenziale verso una
coraggiosa e fiduciosa disponibilità a essere invasi dall’altro. Il verbo invadere
rende appieno il sentimento della paura, che, più di ogni altra emozione, mette
in una posizione di sospetto e rifiuto nei confronti del prossimo.
Accogliere, però, implica
il concetto di ricevere e far entrare nel nostro mondo qualcuno. La stessa
matrice linguistica della parola ne esalta il concetto. Accolligere deriva da colligere,
cioè da cogliere. La radice legere
può essere tradotta anche come radunare, mettere insieme, ridurre gli spazi e
le distanze o capire e afferrare il senso.
Non è un caso che il verbo leggere abbia la stessa etimologia.
Chiaramente la prospettiva diventa mettersi in gioco. Ci
si spalanca verso l’altro per formare un tutt’uno con lui e poi tornare a
essere, dopo l’esperienza condivisa, due persone diverse e più ricche di prima.
Se immaginiamo gli esseri umani come isole, possiamo intendere
l’Accoglienza come la costruzione di ponti eretti sulla reciprocità di
sentimenti, atteggiamenti e opinioni.
Ponti sostenuti e consolidati solo se accettiamo di liberarci da
giudizi e valutazioni.
È solo dalla fatica e dal dolore dell’esperienza, infatti, che
si può generare l’energia necessaria per attivare un processo di
trasformazione.
Ognuno deve compiere uno sforzo, come quello di aprire la porta di casa a uno sconosciuto. Per farlo bisogna superare le proprie paure. Per conoscere, scoprire e, quindi, fare progressi è necessario predisporsi all’altro con la più preziosa delle qualità umane: la curiosità. Non bisogna fermarsi alla prima impressione o a sensazioni che ci invadono durante la conoscenza.
L’Accoglienza si valorizza quando l’incontro con l’altro è
connotato dal desiderio di ricevere, dall’atteggiamento empatico. La
ricchezza del confronto, così, mette in luce anche aspetti finora inesplorati
della nostra anima.
Si tratta di un processo inverso a quello che stiamo vivendo
oggi. Come un artigiano che, lavorando il legno, toglie le parti in eccesso per
valorizzare la sua scultura, noi stessi dobbiamo tornare alla purezza,
sottraendo il superfluo.
È necessario, insomma, dedicarsi alle relazioni reali. Vissute
occhi negli occhi.
ATTENZIONE.
LA SORPRESA DELLA SCOPERTA
Il coraggio è quello che
ci vuole per alzarsi e parlare;
il coraggio è anche quello che ci vuole
per sedersi
ed ascoltare.
Sir
Winston Churchill
Non basta accogliere l’altro. Per creare un rapporto autentico, bisogna anche sintonizzarsi sulle sue parole, dimenticando, almeno per un po’, noi stessi.
Proprio come quando cerchiamo una stazione radio, ci vuole
impegno per trovare, salvare e far risuonare le onde di chi ci parla. Le
sfumature da cogliere sono molte: emozionali, verbali, espressive.
L’Attenzione, però, è anche qualcosa di più. Il vocabolo
proviene dal latino attentio che, a
sua volta, deriva dal verbo attendere,
nel senso di applicarsi a fare qualcosa, svolgere un compito.
Il concetto di Attenzione, tuttavia, racchiude quello di
sorpresa. Si attiva quando qualcosa stravolge l’ordinario, costringendoci a
mettere in atto lo sforzo di capire.
Quotidianamente, infatti, riceviamo un numero elevato di impulsi
e stimoli. Ancor di più ne percepiamo quando navighiamo sul web. Il cervello
applica una sorta di filtro che seleziona, in base all’importanza, le
informazioni sulle quali concentrarsi. Il bombardamento di stimoli ricevuti sui
social, tra notifiche, messaggi e conversazioni, annulla questa scala di
precedenza. Tutto va fruito subito e richiede la nostra Attenzione.
L’effetto sorpresa, però, funziona anche in questo flusso
continuo di informazioni. Qualcosa di nuovo e inaspettato catalizza
l’Attenzione. Sempre.
Nonostante, quindi, anche online esistano l’Accoglienza e l’Attenzione, manca l’ultima A: quella che determina la vera essenza della qualità di ogni relazione umana.
ASCOLTO.
IL
GENIO DELLA LAMPADA.
Amo ascoltare. Ho imparato un gran numero di cose ascoltando
attentamente.
Molte persone non ascoltano mai.
Ernest
Hemingway
Anche l’Ascolto è attivato dalla curiosità. Una vera e propria ricerca del senso del linguaggio altrui. Come se ogni nostra conversazione iniziasse con «fammi capire meglio, per favore». In questo modo, accettiamo un tacito accordo con l’interlocutore finalizzato al chiarimento reciproco.
La conversazione con l’altro diventa, così, la dimostrazione
dell’interesse verso il significato della comunicazione. A rafforzare questo
processo c’è la certezza che più comprendiamo, più ci
arricchiamo.
La tensione a capire l’altro, infatti, è un processo a catena di
risposte in grado di svelarci parti inespresse di noi.
Emblemi nella cultura popolare sono lo Specchio delle Brame[2],
come e soprattutto il racconto de Le
mille e una notte: Aladino e la
lampada meravigliosa[3].
L’oggetto e il protagonista sembrano dire che, nella profonda comprensione di
ciò che sognano le persone, c’è già la realizzazione del desiderio. Con
il rispettivo riflesso e sortilegio, si mette esclusivamente in atto l’Ascolto
di queste richieste.
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