sabato 3 giugno 2023

PICCHIAMI. Recensione e incipit. Un padre violento, un figlio incudine, una storia d’amore incomprensibile ma vera.

 



Il libro affronta - in due racconti toccanti - un tema complesso, ma importante, narrando la storia di un figlio che guarda indietro agli anni dell'infanzia, segnati dalla presenza di un padre violento, ma, nonostante tutto profondamente amato dal figlio. La narrazione riesce a trasmettere le emozioni contrastanti del protagonista, offrendo una riflessione toccante sull'amore incondizionato e sui legami familiari al di là delle difficoltà. Un racconto crudo ma che non trascura la bellezza dei momenti semplici e dell'amore che può resistere anche nei contesti più difficili.
Che cosa ha tenuto in vita Giovanni, "il bambino sempre sorridente"?
"La bellezza, la cultura, l’avidità di vita, la ricerca delle “parole per dirlo”, la magia della musica..."
Francesca Gabrielli 






PICCHIAMI


Pensavamo a quelle parole, un loop che ci perseguitava, a me e a te. Papà.
Dopo tanti anni, finalmente, una verità.
Incomprensibile ma risuonava bene in noi.
Tutte quelle botte, insulti, offese, umiliazioni.

“Giovanni non so perché ma ogni tanto non riesco a fermarmi, devo picchiarti, aggredirti, in qualche modo, poco prima amato, una carezza, come quando eri in piedi tra me e il barabrezza e ti davo un bacino sulla tua testolina a spazzola”.
“Poi si chiudeva dietro a noi la porta di casa e lo sguardo successivo sul tuo corpicino era di odio.
Volevo farti fuori”.
E così avanti, senza un perché, soluzione di continuità, con te e la mamma.
Ti amavamo papà, veramente senza pensare al male che riuscivi a eruttare, come lava, spariva tutto intorno a noi, e avevamo imparato ad attendere che la bufera passasse e ti rimettessi a impastare e rendere tutti i nostri sensi nella possibilità di esprimersi nel massimo della loro sensibilità.


Due favole, un unica storia.


L'amore e l'odio di un padre verso il figlio.
L'amore incondizionato di un figlio che preferiva il tutto al niente.
Il tutto. Suo padre.
Una favola moderna.
In regalo una seconda favola.


Il bambino che con il sorriso trasformava le pietre in diamanti.


GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON



L'ebook 

PANICO BEN TEMPERATO 

su AMAZON 

L'amor proprio e come mi ha salvato la vita.


L'amor proprio e come mi ha salvato la vita.
Come vivere consapevolmente, storicizzare e neutralizzare i prodromi del panico.
Ci sono in noi esperienze passate che se non recuperate vanno in automatico ad alimentare tutto ciò da cui siamo scappati. Può rappresentare la sfida di una vita l'affrontare coraggiosamente quell'altrove che tutto vorremmo piuttosto che incontrare e rivivere. Paradossalmente più rimandiamo questo appuntamento più il nostro corpo ci chiederà, nelle forme più diverse e deflagranti, di riprendere a ritroso il cammino.
Il panico può essere nostro alleato, il corpo chiede di fermarsi per trovare "le parole per viverlo".
Siamo fuggiti da quella casa, quelle case, anche se i loro protagonisti continuano a dominare su noi stessi.
Si può tornare, entrare, mettersi in contatto, coraggiosamente trovare le parole per tradurre un'antica male dizione per riprendere, stavolta e per sempre, il cammino, nel sentiero della bene dizione.

„Gli dei di una volta, perso l'incanto e assunte le sembianze di potenze impersonali, escono dai loro sepolcri, aspirano a dominare sulla nostra vita e riprendono la loro lotta eterna.“ — Max Weber

L'immagine di copertina dal titolo EXP_0152.RAW è stata realizzata da Maurizio Sapia.

Il Libro su Amazon 

Il sommario







Tutti i libri della collana Amazon
"PAGINE D'AMORE PER MIO FIGLIO"



Hai mai pensato di avere in te la sostanza per cambiare la tua vita, per sempre?

Un diario di viaggio che puoi decodificare, leggere e riscrivere?

Lo sai che è possibile diventare gli autori della propria vita e i padroni del proprio destino?

Lo sai che il passato, le sofferenze vissute, possono rappresentare ottimi alleati e preziose possibilità per trasformare una male-dizione in una bene-dizione?

UNA VITA SENZA, una storia di quotidiana resilienza, è una testimonianza di vita e di dialogo interiore, che ti aiuterà a cercare e trovare in te stesso la voglia di vivere dimenticata e le parole per esprimerla e viverla pienamente

UNA VITA SENZA: Una storia di quotidiana resilienza

Su Amazon

https://amzn.eu/d/0RyDATn 

GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON







Perché vivevo il tennis.
Cioè la vita vissuta, prima di esserne definitivamente rapito.
Otto campi da tennis, un salice piangente che ti accoglieva all’uscita del bar di fronte ai due campi centrali, sempre pronto ad accogliere chi avesse bisogno di una pausa dal sole e dalle fatiche che quella terra rossa pretendeva... il paradiso terrestre ai miei piedi.

TERRA BATTUTA
Essere vivi e scendere a rete. Questa la felicità.

Il libro su Amazon:

Un omaggio e ringraziamento al tennis e i suoi protagonisti e cantori.

Una breve presentazione:

In TERRA BATTUTA il tennis viene ad assumere il tono di una allegoria e un inno alla vita.

Lo sfondo e il pre testo sul quale narrare una storia di vita apparentemente ingiocabile, all'interno della quale cercare, trovare e aprire, quello scrigno in cui sono custoditi i momenti migliori vissuti, alle volte dimenticati, ma sempre in noi.

Sogni, miti, passioni, nel ricordo delle imprese degli eroi di questo meraviglioso sport e dei suoi due più mirabili cantori.

Impronte preziose da portare alla consapevolezza,

Per far risplendere, in tutti noi, quella luce che ha permesso di credere che la vita si può giocare, scendendo a rete, con la voglia di affrontare la realtà che l'Altro ci riproporrà nella risposta al nostro servizio di rimessa in gioco.

GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON





Il libro su Amazon 

L'Ebook su Amazon 


Un muro bianco, di fronte a me un bambino bellissimo con un bacchetta da direttore d'orchestra in mano, perso nel silenzio, in una melodia che solo lui percepiva.
Ai piedi del suo letto, di fronte a me le sue gesta per incoraggiare chi non seguiva la sua direzione, e sgridare chi stonava e non lo capiva, l'aria era offesa dalle sue sferzate per rendere la sinfonia sempre più coinvolgente.
Un'esperienza rara come una ferita, stavo iniziando a percepire la musicalità di quel silenzio, fecondato dalla sua disperata voglia di essere un unica cosa con quello spazio e quel tempo.
Questo bambino bellissimo...
Impegnarsi, perdersi nella musicalità del silenzio falciato dalle sue stilettate, i suoi movimenti nell’aria dolci e, improvvisamente, violenti. La sua “bacchetta magica”.
Non stavo male.
Non subivo il dramma dell’incapacità di vivere “normalmente”. Accettavo con amore l’'essere' di Cesare. Mi sentivo naturalmente vicino a lui.
Quelle ore le vivevo totalmente.
Mi sentivo fortunato: guardavo lui, vedevo me. Anche a me non era mai importato altro.

Ognuno il suo mondo.

Ma il problema era proprio come stare al mondo, visto che ci era stato insegnato un unico modo: la sopravvivenza con tutto ciò che ci sta intorno.

E il resto?
Eravamo noi.



L'ULTIMA LETTERA ALLA MIA PRIMA FIDANZATA


GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON

Il libro su Amazon Prime

Ebook su Amazon Kindle Unlimited

La felicità non si vive, si ricorda.
Un libro, questo, che va letto con il cuore completamente aperto.
L’autore fin dalle prime frasi ci spalanca con incantevole maestria ad una sensibilità estrema e delicata, che va letta come una lunga cantilena in cui farsi avvolgere dalla sensazioni e riporre noi stessi mentre la leggiamo.



Le pagine alternano la consapevolezza matura- derivante dalla conoscenza del tempo che è stato- alla dolce ingenuità dei sogni- strascico dell’incoscienza di un tempo che si spera mai passato, quello della nostra gioventù- in un assolo di voce maschile che rincorrere quella femminile, ricordando Michela.


lunedì 22 maggio 2023

Ci sono silenzi da ascoltare. Fuori dal labirinto del web ci sono sguardi e parole che ci aspettano.



LA PERENNE CONNESSIONE E IL FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI CHE STANNO NASCENDO, CRESCENDO, VIVENDO SENZA L’ALTRO ?

 

 

PAPÀ MI CONNETTI su Amazon

 

 

A Matteo,

 per sé stesso e per tutti gli altri che,

nella sua vita,

incontrerà.

 


INTRODUZIONE

 

Gli dei di una volta, perso l'incanto e assunto le sembianze di potenze impersonali, escono dai loro sepolcri, aspirano a dominare sulla nostra vita

e riprendono la loro lotta eterna.

Max Weber

 

Una domanda di mio figlio, in un giorno qualunque, ha squarciato quel velo di inconsapevolezza che aleggiava dentro di me e ho improvvisamente sentito crescere, nel tempo, una nuova paura: che i nostri ragazzi rimanessero intrappolati nelle maglie del web.

Colto da ridde di interrogativi, sono giunto a chiedermi se, ogni volta che si connettono in rete, rischiano di scollegarsi dalla realtà...

Così è nato questo libro.

Pensieri e interrogativi sui Millennials: lo scritto di un padre preoccupato. Un confronto fra gli adolescenti degli anni Ottanta, la prima generazione senza guerra, e i figli di oggi, cresciuti davanti a uno schermo. In ogni pagina, traccio un percorso che riporti lo sguardo dei ragazzi sulla magia del mondo interiore.

Che cosa sarà di loro se, come appare ormai evidente, crescono dimenticando la fecondante funzione dell’altro, così fondamentale per la costruzione del sé e della realtà circostante?

Il mio invito alla riflessione vuole essere un punto di partenza. Ognuno sceglierà su quale aspetto porre l’accento. Come sul web, infatti, anche nella realtà è possibile fare un doppio click sulle parole e intraprendere un percorso per dischiudere nuovi orizzonti.

In una ricerca ostinata della relazione autentica, ancorata a ricordi spazio-temporali, si muove il mio invito a realizzare una visione progettuale della vita.

Fuori dal labirinto del web ci sono sguardi e parole che ci aspettano.

Dobbiamo solo alzare gli occhi e ascoltare.

PAPÀ, MI CONNETTI?

 

Eravamo a pranzo sulla bellissima terrazza di una trattoria in campagna, fra le alture di Genova. La natura attorno a noi e il mare di fronte. Tutto sembrava solo da godere e ammirare.

Mio figlio, cinque anni appena compiuti, rivolgendosi a me, con aria supplicante, disse:

«Papà, mi connetti?».

Ci vollero diverse domande prima di capire cosa intendesse. In attesa di iniziare la prima elementare, era con i suoi genitori, in mezzo alla natura e con il mare negli occhi. Cosa poteva desiderare di più?

Mentre mi sentivo in pieno contatto con tutte le espressioni del mondo, qualcosa, evidentemente, mancava a mio figlio per percepirsi completamente immerso nella realtà.

Aveva bisogno della connessione.

Ho intuito, allora, quello che ho compreso appieno poi. Stava nascendo una nuova visione della vita, basata sul sentire degli adolescenti ai tempi del post superfluo: niente è più necessario. Tutto è raggiungibile. A qualsiasi età.

Le domande piene di curiosità che i bambini facevano, sino a pochi anni fa, ora sono a portata di click. Il papà eroe, con le sue risposte formative, non serve più.

Basta chiedere a Google.

I nostri figli, cresciuti con un video di fronte e noi dall’altra parte, non riescono a fare a meno del web. Siamo spettatori passivi di una nuova realtà, da noi difficile da comprendere e accettare in quanto genitori nati nel secolo scorso. Se non ci sforziamo, però, di trovare un punto d’incontro, rischiamo di perdere la connessione con una generazione che sceglie modelli e miti dai nuovi media.

Quella terrazza, così incantevole, sospesa tra mare e monti, per i ragazzi di oggi non è altro che un posto come un altro dal quale connettersi, incollarsi a un video e perdersi in un virtuale privo di riferimenti spazio-temporali. La realtà nella quale noi genitori, immigrati digitali e figli degli anni precedenti siamo cresciuti, è stata soppiantata da un mondo che isola e annulla i contatti.

Che cosa fare? Quale futuro ci attende? Quale risposta dare al figlio che chiede di essere connesso?

Appare necessaria una riflessione profonda sulla deriva online che ci ha travolti.

E quel giorno, una risposta l’ho trovata. Ho guardato l’orizzonte, alle spalle del mio bambino, con un solo pensiero: riprendiamoci la vita dei nostri ragazzi.

Questa breve trattazione nasce come lettera di un padre molto preoccupato proprio per le relazioni, per lo più digitali, del figlio. Cercherò di sostenere e argomentare la necessità delle relazioni da tripla AAA anche per i rapporti umani. Non parlo di parametri astratti, ma di peculiarità da corrispondere reciprocamente.

 

Giovanni Tommasini 
 

venerdì 31 marzo 2023

Le sirene lo portarono in salvo. Una storia di quotidiana resilienza.

 


UNA VITA SENZA 
su Amazon 

L'incipit 

Sirene

Non erano riusciti a capire il misto assunto.

Un sinistro cocktail...

In un bicchiere, tutta la famiglia sciolta nell’acqua.

Ora, in lui.

Il cassetto delle medicine aperto, ogni confezione vuota.

Niente più.

Disteso tra il lavandino e la vasca da bagno, pallido, magrissimo, accoccolato su un diario, le sue braccia, ancora vive, lo difendevano, stringevano. In loro era rimasta energia: non riuscirono facilmente a togliere quelle pagine dalle sue mani.

“È scivolato!” ai soccorritori dissero così i genitori, che indicarono il corridoio, la porta in fondo...

Chiusa, da dentro.

Impronte di calci e pugni sul pannello esterno.

Respirava ancora. Qualche parola ogni tanto.

Uscendo dal portone le braccia si sciolsero, lasciandosi andare sino a toccare terra.

Il barelliere ripose il diario sul suo petto, il respiro si aprì in lunghi sospiri.

Le mani lo ripresero con sé.

Le sirene lo portarono in salvo.

La collana 
PAGINE D'AMORE PER MIO FIGLIO 
su Amazon 

sabato 25 marzo 2023

Papà mi connetti? Un'occasione di riflessione tra gli studenti. La lettera di una professoressa.

 


Caro Giovanni

stamattina in classe alcune mie alunne hanno presentato il libro "Papà mi connetti?" ai compagni, attraverso un lavoro multimediale ben costruito. 

Eh, sì, non ci siamo più sentiti, ma ne approfitto per comunicarle che ho apprezzato la pubblicazione e consigliato la lettura ai ragazzi i quali, durante la pausa natalizia, hanno acquistato una quindicina di copie su Amazon. Perché fossero spronati a leggerlo, ho detto loro che avrebbero potuto sostenere una verifica orale sulle tematiche trattate che ben si inseriscono nel programma di educazione civica (Area Cittadinanza Digitale). 

Stamattina dunque abbiamo parlato di lei, dedicando due ore di lezione ai contenuti del libro, in particolare, alle patologie da connessione.

Convinta di farle cosa gradita, ho ritenuto doveroso comunicarglielo. 

Un saluto, Pia

PAPÀ MI CONNETTI su Amazon




È facile fare il genitore digitale vero?

Lo sai di essere un genitore spacciatore di dipendenza?

Lo sai che stai perdendo esperienze genitoriali mai più restituibili?

Figli inaccessibili?

In famiglia non si parla più?

Tutti perennemente connessi?

PAPÀ MI CONNETTI? La perenne connessione è il futuro delle nuova generazione che stanno nascendo, crescendo, vivendo senza l'Altro e la Realtà, ti aiuterà a capire e riflettere sui pericolosi effetti della perenne connessione sulle relazioni familiari, sociali, sul rendimento scolastico e il futuro delle nuove generazioni.

Per tornare a vivere nella dimensione del NOI.

📌📚 Libri per la mente, libri per il cuore, storie di vita vissuta in un mondo dimenticato, in cui le uniche piattaforme social erano l'Altro e la realtà. 📌📚

Tutti i miei libri, 11 proposte editoriali in 11 anni.




Le sinossi e la presentazione sul blog :

https://giovannitommasiniscrittore.blogspot.com/2020/12/tutti-i-libri-e-gli-ebooks-di-giovanni.html


📌📚 La collana "PAGINE D'AMORE PER MIO FIGLIO" in cui sono raccolti tutti i miei libri e eBooks.


Clicca qui sotto per vedere tutti i libri della collezione :


https://www.amazon.it/dp/B09K4QTN3B?binding=kindle_edition&ref=dbs_dp_rwt_sb_pc_tukn



martedì 29 novembre 2022

Storie di vita vissuta in un mondo dimenticato, Libri e Ebook di Giovanni Tommasini

 


GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON

Ama definirsi come uno “scrittore per caso” Giovanni Tommasini. “Scrittore per caso” dal 2013, per l’esattezza. Sicuramente non è uno scrittore qualunque a giudicare dalla risonanza che hanno ottenuto tutti suoi libri le cui narrazioni seguono indistintamente le orme di tematiche sociali e civili, soprattutto in merito alla “costruzione di una relazione d’aiuto”. Per Giovanni Tommasini l’impegno sociale è una mission non casuale. Sanremese, classe 1966, dopo la laurea in scienze politiche conseguita all’università di Genova, ha dedicato la sua vita portando aiuto nei contesti più bisognosi della società. Educatore e seminarista iscritto all’albo professionale e inizialmente impegnato come collaboratore nei consultori familiari di quartiere in qualità di assistente domiciliare, dal 1994 è educatore nei centri diurni e nelle case famiglia della Cooperativa Genova Integrazione, a marchio Anffas. Le sue esperienze professionali maturate sul campo ne fanno una voce autorevole per comprendere il panorama dei mali che affliggono le tante realtà sociali del nostro tempo.


Nei suoi seminari, propone dibattiti e laboratori su autismo, scrittura emotiva, dipendenza da internet, cultura sportiva e nuove generazioni. È autore di diversi libri, tra i quali notevoli sono i saggi "Papà mi connetti?", "Il virus siamo noi", "Emozioni e parole. La scrittura emotiva", "L’ultima lettera alla mia prima fidanzata". Sono felice di accogliere i contributi di Giovanni Tommasini: settimanalmente saranno un prezioso arricchimento per la Pagina della Cultura. Nelle parole scritte dall’editor Alessio Callegari per la collana "Pagine d’amore per mio figlio" una sintesi l’unicità dell’opera dello scrittore che ne motiva il suo essere un caso oggetto di grande interesse nel panorama letterario.


GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON







Perché vivevo il tennis.
Cioè la vita vissuta, prima di esserne definitivamente rapito.
Otto campi da tennis, un salice piangente che ti accoglieva all’uscita del bar di fronte ai due campi centrali, sempre pronto ad accogliere chi avesse bisogno di una pausa dal sole e dalle fatiche che quella terra rossa pretendeva... il paradiso terrestre ai miei piedi.

Il mio nuovo libro è realtà.

TERRA BATTUTA
Essere vivi e scendere a rete. Questa la felicità.

Il libro su Amazon:

Un omaggio e ringraziamento al tennis e i suoi protagonisti e cantori.

Una breve presentazione:

In TERRA BATTUTA il tennis viene ad assumere il tono di una allegoria e un inno alla vita.

Lo sfondo e il pre testo sul quale narrare una storia di vita apparentemente ingiocabile, all'interno della quale cercare, trovare e aprire, quello scrigno in cui sono custoditi i momenti migliori vissuti, alle volte dimenticati, ma sempre in noi.

Sogni, miti, passioni, nel ricordo delle imprese degli eroi di questo meraviglioso sport e dei suoi due più mirabili cantori.

Impronte preziose da portare alla consapevolezza,

Per far risplendere, in tutti noi, quella luce che ha permesso di credere che la vita si può giocare, scendendo a rete, con la voglia di affrontare la realtà che l'Altro ci riproporrà nella risposta al nostro servizio di rimessa in gioco.

GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON





Il libro su Amazon 

L'Ebook su Amazon 


Un muro bianco, di fronte a me un bambino bellissimo con un bacchetta da direttore d'orchestra in mano, perso nel silenzio, in una melodia che solo lui percepiva.
Ai piedi del suo letto, di fronte a me le sue gesta per incoraggiare chi non seguiva la sua direzione, e sgridare chi stonava e non lo capiva, l'aria era offesa dalle sue sferzate per rendere la sinfonia sempre più coinvolgente.
Un'esperienza rara come una ferita, stavo iniziando a percepire la musicalità di quel silenzio, fecondato dalla sua disperata voglia di essere un unica cosa con quello spazio e quel tempo.
Questo bambino bellissimo...
Impegnarsi, perdersi nella musicalità del silenzio falciato dalle sue stilettate, i suoi movimenti nell’aria dolci e, improvvisamente, violenti. La sua “bacchetta magica”.
Non stavo male.
Non subivo il dramma dell’incapacità di vivere “normalmente”. Accettavo con amore l’'essere' di Cesare. Mi sentivo naturalmente vicino a lui.
Quelle ore le vivevo totalmente.
Mi sentivo fortunato: guardavo lui, vedevo me. Anche a me non era mai importato altro.

Ognuno il suo mondo.

Ma il problema era proprio come stare al mondo, visto che ci era stato insegnato un unico modo: la sopravvivenza con tutto ciò che ci sta intorno.

E il resto?
Eravamo noi.


L'ULTIMA LETTERA ALLA MIA PRIMA FIDANZATA


GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON

Il libro su Amazon Prime

Ebook su Amazon Kindle Unlimited

La felicità non si vive, si ricorda.
Un libro, questo, che va letto con il cuore completamente aperto.
L’autore fin dalle prime frasi ci spalanca con incantevole maestria ad una sensibilità estrema e delicata, che va letta come una lunga cantilena in cui farsi avvolgere dalla sensazioni e riporre noi stessi mentre la leggiamo.



Le pagine alternano la consapevolezza matura- derivante dalla conoscenza del tempo che è stato- alla dolce ingenuità dei sogni- strascico dell’incoscienza di un tempo che si spera mai passato, quello della nostra gioventù- in un assolo di voce maschile che rincorrere quella femminile, ricordando Michela.


domenica 28 agosto 2022

UNA VITA SENZA. Una provocatoria libertà in cerca di scrittura.

 


UNA VITA SENZA

su Amazon 

GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON


Hai mai pensato di avere in te la sostanza per cambiare la tua vita, per sempre?

Un diario di viaggio che puoi decodificare, leggere e riscrivere?

Lo sai che è possibile diventare gli autori della propria vita e i padroni del proprio destino?

Lo sai che il passato, le sofferenze vissute, possono rappresentare ottimi alleati e preziose possibilità per trasformare una male-dizione in una bene-dizione?

UNA VITA SENZA, una storia di quotidiana resilienza, è una testimonianza di vita e di dialogo interiore, che ti aiuterà a cercare e trovare in te stesso la voglia di vivere dimenticata e le parole per esprimerla e viverla pienamente

UNA VITA SENZA: Una storia di quotidiana resilienza

Su Amazon

https://amzn.eu/d/0RyDATn 

LA RICERCA DELLA FELICITÀ


La ricerca della felicità, qual è la strada giusta da seguire? Una famiglia felice, coccole e dialogo. È quello che si legge su tutti i libri di fiabe, in tutti i manuali di pedagogia e psicologia che si studiano all’università, negli opuscoli distribuiti nelle strade. Ma è sempre così? 
L’opera “Una vita senza”, di Giovanni Tommasini, può essere introdotta con un’emblematica frase di Oscar Wilde: «I figli iniziano amando i loro genitori, in seguito li giudicano. Raramente, se non mai, li perdonano». 
Credo che il punto d’inizio sia proprio questo, l’amore di un bambino verso i genitori che non viene ricambiato, anzi, viene utilizzato come ariete per infliggere in esso dubbi, insicurezze, paure ed ansia. Un’ansia frenetica e continua, che non lascia spazio a dialoghi, chiarimenti e tregue psicologiche, ma che logora sia la mente che il corpo costringendo il soggetto a rifugiarsi nella scrittura o nei dialoghi immaginari con figure evanescenti con la speranza che lo portino via dalla patologica prigione di vetro in cui è nato. 
Conoscendo l’autore, ho avuto modo di arricchire la lettura del libro in anteprima insieme ad elementi autobiografici corposi e di grande spessore umano; il risultato è stato un grande arricchimento professionale ed umano nel campo della relazione d’aiuto. 
“Conoscersi per poter Conoscere” è un paradigma essenziale delle Scienze Pedagogiche, con le tre “A” sintetizzate dall’autore: “Ascolto”; “Accoglienza”; “Attenzione”, le quali insieme alle tre “S”, ossia: “Sapere”; “Saper fare”; “Saper essere” generano le fondamenta che aprono le strade ai sentieri della vita. Giovanni comincia con la rievocazione dei ricordi, anche quelli più complessi e dolorosi, con una lucida analisi descrittiva, come se stesse parlando in terza persona (cosa che poi effettivamente farà ad un certo punto del racconto), riscoprendo il sé bambino e dialogando con lui. Il libro “Una vita senza” si legge tutto d’un fiato, il linguaggio è scorrevole, secco ed essenziale. Molti periodi, volutamente brevi, lasciano spazio al lettore ad immaginare le situazioni, immergendolo nel pieno degli episodi. Avere a che fare con una famiglia problematica e violenta provoca profonde cicatrici nell’animo umano, da cui si protraggono anni ed anni di cure educativo-comportamentali, psicologiche ed alcune volte psichiatriche; fin troppe volte ho visto entrare ed uscire dal mio ufficio minori ed adulti assuefatti da barbiturici e psicofarmaci, oppure consumati dalle droghe finendo pedine nelle mani dalla criminalità organizzata, con l’incoscienza nell’essere vittime predestinate di quella prigione di specchi che vanno via via frantumandosi, a piccoli pezzi, e si conficcano nel sistema nervoso, distruggendo la loro vita, limitando quella di altri. Ma con Giovanni è stato diverso. Egli sin da bambino trasforma le angherie in forza interiore, la violenza fisica e mentale in ascolto e dialogo, la all’epoca primordiale scrittura emotiva in libri di grande spessore. Giovanni non è uno dei tanti sopravvissuti, ma un uomo che ha scelto di vivere e che non si è piegato alle ipocrisie della nostra cieca società, poiché Giovanni svolge il mestiere di Educatore. Ed ha scelto di farlo con gli “invisibili”; i disabili. Affrontando le grandi paure del nostro tempo, ossia “il diverso”, l’estraneo, il malato. Ecco la sofferenza che diviene “resilienza”, il connubio di elementi istintivi, affettivi, emotivi e cognitivi che forgiano un carattere capace di assorbire gli urti mantenendosi integro nel tempo. Giovanni trasporta il proprio, profondo, rispetto per la vita anteponendo l’essere umano prima del caso clinico o patologico; ecco spiegato il segreto della sua profonda capacità empatica. Parafrasando Jung ne “Seminari sullo Zarathustra di Nietzsche”, la capacità empatica dell’autore di coinvolgere il lettore si chiarisce in un grande insegnamento: «Non sei capace di amare, se non ami te stesso […]. Se riuscirai ad amare te stesso, ti troverai già sulla strada dell’altruismo. Amare se stessi è un compito così difficile e sgradevole che, se riesci a fare una cosa del genere, potrai riuscire ad amare anche i rospi, poiché l’animale più disgustoso è di gran lunga migliore di te». Il capitolo conclusivo del volume, il giorno della laurea, è una chiara rappresentazione pedagogica del concetto di resilienza. Un oramai giovane uomo, un professore di grande spessore umano, una tesi impeccabile, nessuno ad assisterne la discussione, un futuro ignoto che non fa più tanta paura… o forse fa meno paura del passato, il quale continua a bussare alla porta della mente e del cuore generando una forte malinconia. La quale è assai tangibile di pagina in pagina, ma che, forse, è necessaria per rievocare determinati ricordi. “Una vita senza” è anche un potente messaggio ai giovani, poiché oggi la società impedisce ad essi di vivere la loro fanciullezza, li bombarda di messaggi pubblicitari, spesso subliminali, che li spingono a crescere sempre più in fretta, lontano dalle priorità della loro età, come il gioco e la scuola, come l’affetto familiare e il “piacere della scoperta”. Sono, in sintesi, bambini costretti a divenire adulti pre-termine i quali non riescono a identificare il proprio ruolo nella società, finendo con l’essere piatti emotivamente e consoni alla logica del gruppo, inteso come nucleo che “omologa personalità omologate”, tipico dell’“epoca delle passioni tristi” in cui noi pedagogisti ed educatori siamo chiamati ad operare come esperti dell’educazione continua. I media e la gioventù sono oggi divenuti un binomio indissolubile, i “nativi digitali” utilizzano il web e gli smartphone come una parte di sé, vivendo immersi in logiche commerciali d’interesse per il consumo di massa e di totale disinteresse per il mondo dell’istruzione e del sociale. La stessa “valorizzazione di sé”, la soggettività, è divenuta un qualcosa di oscuro da tenere distante, perché il “noi” dà sicurezza, mentre l’“io” impaurisce, comporta delle responsabilità. Ecco perché questo libro è potente, ed ecco perché va diffuso nelle scuole. Oltre il nichilismo, oltre il deserto emotivo da combattere, oltre il proprio egocentrismo, esiste l’amare la vita. Salvare un singolo ragazzo significa avere speranza di rendere libera una generazione. Una libertà che l’autore si è conquistato gradino dopo gradino, “step by step”, combattendo i mostri che offuscavano la sua mente, uscendone vincitore. M. Gennari, nell’opera “Trattato di Pedagogia Generale”, scrive: «“L’uomo misterioso esito creaturale e/o misterioso compimento evolutivo permane al cospetto di se stesso. Se trova la forza e la capacità di penetrarsi con il proprio sguardo interno, può scoprirsi portatore, nella sua essenza, del mistero.[…] L’esperienza creativa del viaggio dentro e oltre se stesso fa dell’uomo un soggetto che si cerca nella sua sostanza profonda, composta anche di quella coscienza dove si radica ogni conoscenza. Rivendicare l’essenza umana del soggetto ha il valore proprio del fondare l’uomo nell’animo e nell’umanità». D’altronde, come Kant insegna: «Il pensare che la natura umana possa diventare sempre più progredita, mediante l’educazione, è cosa meravigliosa». Una canzone ha accompagnato la mia lettura di “Una vita senza”, nella quale ho trovato una profonda corrispondenza con i contenuti. J
ohnny Cash, ne “I see a darkness” sembra descrivere il libro; forse perché anch’esso testimone di un’infanzia infelice che, però, lascia una profonda speranza, e commuove chi l’ascolta, un po’ come mi ha commosso il libro: “Well, you're my friend and can you see / Many times we've been out drinkin' / Many times we've shared our thoughts / But did you ever, ever notice, the kind of thoughts I got? / Well, you know I have a love, a love for everyone / I know. And you know I have a drive to live, I won't let go. /But can you see this opposition comes rising up sometimes? / That it's dreadful imposition, comes blacking in my mind. / And that I see a darkness. / Did you know how much I love you? /Is a hope that somehow you, /Can save me from this darkness. / Well, I hope that someday, buddy, / we have peace in our lives. / Together or apart, alone or with our wives. / And we can stop our whoring and pull the smiles inside. / And light it up forever and never go to sleep. My best unbeaten brother, this isn't all / I see”.
DR. DAVIDE PISERÀ


«Non capisco tutto e mi rallegro

persino che il mondo come un oceano

inquieto superi la mia capacità

di comprendere il senso dell’acqua, della pioggia,

 dei bagni nello Stagno del Fornaio […]»

Ode alla molteplicità, A. Zagajewski

La scrittrice austriaca Ingerborg Bachmann in alcune interviste rilasciate fra gli anni ’50 e ’70 ci ha lasciato alcune importanti considerazioni circa il compito poetico del pensiero. Un compito che dovrebbe portare nelle esperienze di dolore degli altri perché «il pericoloso sviluppo di questo mondo moderno glielo sottrae» (Bachmann, In cerca di frasi vere, Bari, Laterza, 1989, p.7). Si tratta non solo di un’intenzione autobiografica o intimista di dialogo interiore, ma ci permette di portare attenzione ad una possibile necessità etica, e se vogliamo politica, di una scrittura del “ricordo”. Lo sforzo è dunque quello di appellarsi, attraverso l’esistenza del linguaggio, alla “conoscenza” di quello spazio in cui non si ha solo una vicinanza empatica o d’immedesimazione con il proprio vissuto, ma si raccoglie una rilevanza collettiva della memoria. 

La storia dell’altro, oppure propria, diviene così ricordata e non rimossa. Riportata a quel dialogo “comune” che riarticola il senso delle cose, ne fa scaturire margini oscuri, ne assopisce o risveglia alcune luminosità e presuppone la presenza dell’altro o dell’altra, per essere ascoltata, compresa, trasformata. Dopotutto per scrivere ci si ferma a pensare, si scopre la fatica di trovare alcune parole che “sappiano dire” palesando così continuamente la paradossalità “dell’impossibilità di dire”, un gioco straordinario che ci mette nella disposizione a riconoscere che non siamo soli a parlare con noi stessi ma già plurali e insieme ad altri. 

Non cloni ma meticci. Quell’origine, quel germoglio che non si riproduce per spezzamento e innesto ma diviene per fortuna nascita, molteplicità di nascite che, come diceva Arendt, è condizione dell’umanità: essere nati per cominciare. Quando si va in cerca di scrittura forse si ricerca proprio questa generatività. 

Una provocatoria libertà simile a quella di essere nascenti, non solo frammenti di un mondo capitati qui per caso, ma tessuti intrecciati che disperdono autorità, poteri, ruoli e identità. 

La scrittura, così, ci concede quella libertà di fare esperienza di quell’insieme di eventi attraverso il pensare e, anche se già pensati, diventando così, felicemente, un qualcosa di più, di ulteriore, in cui siamo anche di più di quello che abbiamo detto o stiamo per dire.

Sperimentiamo così la posizione, lo sguardo e il punto di vista di chi «stava riuscendo a capire le parole, tutto quello che contenevano. Ma, nonostante tutto, aveva la sensazione che possedessero una porta falsa, nascosta attraverso cui sarebbe trovato il loro vero significato» (C. Lispector, Vicino al cuore selvaggio, Adelphi Milano, 2003, p. 54). Un rischio, come quello di essere liberi ripercorrendo e trovando legami, un’esposizione che richiede la nostra attenzione a trovare temporaneamente una forma. 

Non si può certo sottovalutare che la scrittura resti, sia lì, presente, nero su bianco, irrimediabilmente definita. Questa presunta fermezza è tuttavia un margine, una soglia, un confine che di qua ha la mano della scrittrice o dello scrittore e di là lo sguardo della lettrice o del lettore. Grazie a questi personaggi quel confine diviene labile, lì in quel punto nasceste, grazie alla magia di saper concatenare lettere e di vedere questo concatenamento, diviene la possibile ri-articolazione di mondi.

Il lettore o la lettrice vedrà una forma scritta che potrà deformare e portare nel mondo con un giudizio, un punto di vista, un sentimento che la farà essere ancora. In questo senso, quella forma che tanto si va cercando è fragile, effimera, temporanea, anche se scritta. 

La scrittura è un lungo discorso di cui, diceva W. Szymborska: «la prima frase è sempre la più difficile» e nasce, a mio avviso, da un qualcosa che “non so”, da una continuazione di domande, di imprecisioni e inciampi che temo, oggi, la contemporaneità voglia racchiudere in margini di sicurezza, domicilio e perfezione. La scrittura non sta al passo coi tempi, rallenta, aumenta, disloca asettiche verità, s’infila negli interstizi della realtà provando a confonderla per comprenderla. Quando questo accade è un improvviso momento, un momento di cui non si conosce mai l’inizio preciso ma che necessita di spazio per far sì che esso possa cominciare.

C’è qualcosa in cui credere e da perdonare nella scrittura è «la fede nelle forze segrete che sonnecchiano in ogni cosa e la convinzione che con l’aiuto di parole opportunamente scelte riuscirà a risvegliarle: il poeta (o la scrittrice aggiungo io) può anche aver conseguito in modo trionfale sette lauree, ma nel momento in cui si mette a scrivere l’uniforme del razionalismo comincia a stargli stretta. Ecco che allora si agita sbuffa, slaccia un bottone dopo l’altro, finché non salta fuori dal suo vestitino […]» (A. Bokont, J.Szczesna, Cianfrusaglie dal passato, Adelphi, Milano, 2015, p.172). 

La collana su #Amazon "PAGINE D'AMORE PER MIO FIGLIO"


https://www.amazon.it/dp/B09K4QTN3B?binding=kindle_edition&ref=dbs_dp_rwt_sb_pc_tukn

Paradossale, inoltre, che chi scrive quanto appena detto vada poi in cerca di dialogo, di pensiero non scritto, attraverso una pratica di filosofia insieme all’infanzia e ad altri mondi nell’idea che questo possa permettere un proposito, quello della pluralità, l’insieme, che anche qui «concede il cominciamento, ciò che permette l’interruzione dell’ordinarietà, la sospensione della metodicità, l’emergere di sensibilità rivoluzionarie» 

UNA VITA SENZA: Una storia di quotidiana resilienza
Su Amazon
https://amzn.eu/d/0RyDATn 

(a cura di S. Bevilacqua, P. Casarin, Philosophy for children in gioco. Esperienze di Filosofia a scuola: le bambine e i bambini (ci) pensano, Mimesis, Udine/Milano, 2016, p.61).

GIOVANNI TOMMASINI SU AMAZON